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IL TEMPO DEL RIPOSO – 12 Luglio 2018

         Il riposo implica la distensione del cuore, le celebrazioni umane e comunitarie, il riso, il canto, la gioia, l’umorismo. Riposare, significa trovarsi bene nella propria casa, nella propria comunità, nel proprio corpo.
         Per quanto mi riguarda, io sto molto meglio dopo aver passato il mese d’agosto in un monastero, dove trovo il riposo e il silenzio più completo, con l’esercizio fisico e il tempo di preghiera di cui ho bisogno.
         Per il popolo giudaico, la giornata del sabato è molto importante. È il giorno esclusivamente dedicato a prestare attenzione all’essenziale, a rilassarsi in famiglia sotto lo sguardo di Dio, sotto la luce della verità, non per sottrarsi al lavoro degli altri sei giorni della settimana, ma per trovare l’energia necessaria per tornare a quella realtà e immettervi la pace, la compassione, la verità. Bisogna essere capaci di ricaricare le proprie batterie.

         (Jean Vanier, “Ogni uomo è una storia sacra”)

LA PERSONA E LA SUA BELLEZZA – 10 Luglio 2018

         Sembra che certe persone vivano le tappe della crescita e che altre non le vivano affatto. Il senso di certe vite è evidente, mentre quello di altre è difficilmente riconoscibile. Io credo nell’importanza di ogni persona, indipendentemente dai suoi limiti, dalla sua povertà o dai suoi doni. La vita di ciascuno ha un senso, anche quando non lo si vede. Io credo nella sacralità della storia di ogni persona, nella sua bellezza e nel suo valore. La persona esiste a partire dal concepimento. Ed esiste anche se affetta da un grave handicap.
         Esiste con la sua bellezza, a volte sfigurata, negli uomini e nelle donne senza fissa dimora, nelle carceri, negli individui caduti nella trappola della droga o dell’alcool; esiste persino in coloro che uccidono con brutalità, che ricorrono alla tortura, che compiono abusi sui bambini. Ogni essere è importante, è capace di cambiare, di evolversi, di aprirsi un po’ di più, di rispondere all’amore, di risvegliarsi a un incontro di comunione. Vorrei trasmettere questa fede nella persona umana e nelle sue capacità evolutive; senza questa fede, infatti, le nostre società rischiano di diventare puramente competitive e di assumere un atteggiamento paternalistico nei confronti dei deboli; rischiano di rinchiuderli nell’assistenzialismo invece di aiutarli a mettersi in piedi per aprirsi ad altri; rischiano di rifiutare quelli che danno fastidio, a volte persino di volerli sopprimere.

                                                                                                               (Jean Vanier, “Ogni uomo è una storia sacra”)

 

FELICI DI ESSERE SE STESSI – 11 Luglio 2018

         Ciascuno, con il suo segreto e il suo mistero, è chiamato a crescere. Molti indubbiamente non raggiungono una piena maturità, ma chiunque può avanzare almeno un poco nell’acquisizione di un’identità e nell’apertura agli altri. L’importante non è arrivare alla perfezione umana! Quello che conta, è mettersi in cammino compiendo gesti di apertura e di amore, gesti di bontà e di comunione. Ciascuno, oggi, nella sua situazione attuale, nel suo ambiente di vita e di lavoro, può compiere questi gesti.
         La crescita comincia quando superiamo il lutto di ciò che sognavamo di essere, quando accettiamo la nostra umanità, limitata e povera, ma anche bella. Il pericolo, per l’essere umano, è quello di voler essere diverso, di voler essere come un altro o addirittura di voler essere Dio. Invece si tratta di essere se stessi, con i propri doni, le proprie competenze, le proprie capacità di comunione e di collaborazione. È la condizione per essere felici.
         Ci sono persone che cercano sempre di raggiungere una posizione di maggior responsabilità e vivono nella frustrazione… fino al giorno in cui accettano di poter vivere felici svolgendo il loro ruolo, più umile e più semplice di quello che sognavano, ma conforme ai loro doni e alle loro capacità.

         (Jean Vanier, “Ogni uomo è una storia sacra”)

 

APRIRSI – 9 Luglio 2018

         Aprirsi agli altri, e soprattutto a quelli che sono diversi da noi, significa considerarli non come rivali o nemici da giudicare e da rifiutare, ma come fratelli e sorelle nella grande famiglia umana, persone capaci di trasmetterci quella luce di verità che c’è dentro di loro e persone con cui si può vivere una comunione.
         L’apertura non è debolezza, non è una tolleranza vissuta senza darsi pensiero della verità e della giustizia. Non è adesione all’ideologia degli altri; è simpatia e apertura nei confronti delle persone, e in particolare dei deboli, dei poveri, degli oppressi, a qualunque razza e a qualunque popolo appartengano, per vivere una comunione con loro e ricevere il loro dono. E desiderio di comprensione e desiderio di trovare i mezzi per dialogare con chi è diverso da noi e con chi esercita male l’autorità o opprime gli altri. Aprirsi significa allargare la tenda del proprio cuore.

 

(Jean Vanier, “Ogni uomo è una storia sacra”)

LA VIRTÙ DELLA SPERANZA – 7 Luglio 2018

         La speranza cristiana è, in qualche modo, risposta alla domanda fondamentale della vita: perché vivere? La speranza da ragione del vivere quotidiano, lo orienta, ne determina le scelte.
         Sintomi della non speranza sono: «la verbosità dei vuoti discorsi, l’esigenza costante della discussione, l’insaziabile curiosità, la sbrigliata dispersione nella molteplicità e nell’arruffio, l’intima ed esteriore irrequietezza» (Heinrich Schlier).
         La speranza cristiana, invece, fondata sulla fedeltà di Dio, ha il fine di farci arrivare con gli occhi volti a Dio fino all’ultimo nostro respiro; poi essa finisce per dare spazio alla realtà dell’incontro.
         Sperare in Dio è avere consapevolezza profonda che lui si prenderà cura di noi e vorrà sempre e soltanto il nostro bene e questo adesso e per l’eternità.

LA VIRTÙ DELLA FEDE – 6 Luglio 2018

         Le virtù umane di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza possono essere proprie anche di un non credente. Ne parlano ad esempio anche Platone e Cicerone. Ma vi sono virtù che sono chiamate teologali le quali, inscindibilmente unite tra loro, discendono direttamente da Dio: la fede, la speranza e la carità. Esse non soltanto si riferiscono a Dio, ma è egli stesso a renderle possibili, a offrirci la grazia di credere, sperare e amare.
         Con la fede l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente. Per un credente la fede è il bene sommo. Ogni azione morale compiuta durante la giornata, si muove, o dovrebbe muoversi per un credente, nell’alveo della fede in Dio. Da essa nasce la preghiera e l’agire.

LA VIRTÙ DELLA TEMPERANZA – 5 Luglio 2018

         Temperare significa disporre bene qualcosa per il suo uso, combinare nel modo giusto le parti in un tutto che sia armonico e utile (ad esempio temperare bene i colori prima di mettersi al lavoro).
         La virtù della temperanza rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati, assicura il dominio della volontà: nel mangiare e bere; negli istinti sessuali; nell’uso dei beni materiali, in particolare del denaro; nella ricerca del successo e dell’onore; nel dominio dell’irascibilità.
         Averla nei vari ambiti dell’esistenza aiuta a godere delle cose senza esserne posseduti. Nei rapporti umani aiuta a gettare ponti e non a provocare strappi. In definitiva rende bella e armonica la vita.

LA VIRTÙ DELLA FORTEZZA – 4 Luglio 2018

         Capita che nell’esercizio del bene si possano avere contrasti, oppure si possa cadere nel non senso di quello che di buono si sta compiendo. Occorre esercitare la virtù della fortezza per uscire dal tunnel. Essa ha a che fare con il coraggio di compiere con forza il bene visto, portare a termine l’opera di bene iniziata, andare avanti con impegno chiedendo aiuto a Dio in quei passaggi che sentiamo particolarmente faticosi e dolorosi per la nostra vita. La fortezza è un abbandonarsi a Dio in pace. Un adagio di San Tommaso ci fa comprendere che la fortezza si esprime al meglio nel resistere: «è principalmente nel resistere alla tristezza che alcuni sono detti forti». Resistere alla tristezza, al tedio, all’accidia (attacchi che vengono dall’interno) che ostacolano il compimento del bene, ma anche a maldicenze, calunnie, violenze di vario tipo (avversari esterni).

LA VIRTÙ DELLA GIUSTIZIA – 3 Luglio 2018

         Chi non crede in Dio, di fatto, non riesce a definire il fondamento della giustizia e se non si fa riferimento al Creatore diventa complesso spiegare il motivo della inalienabilità di alcuni diritti.
         Mentre la giustizia umana insegna a rispettare i diritti altrui, ripristinando le situazioni di lesione, quella divina che Dio infonde nel cuore dell’uomo è salvifica, misericordiosa, perdona le offese, riabilita e rialza il peccatore, lo fa ritornare a una condizione di giustizia.

LA VIRTÙ DELLA PRUDENZA – 2 Luglio 2018

         La virtù «consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. La persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete» (CCC 1803). Le virtù, oltre ad appassionarci al progetto di Dio su di noi, ci aiutano a mettere ordine nella nostra vita, imparando a discernere ciò che è bene da ciò che non lo è; il meglio dal mediocre.
         Alla virtù della prudenza è legato il concetto di discernimento, come capacità di distinguere, separare le azioni che portano a Dio e quelle che invece allontanano dal suo piano d’amore. La prudenza è ben altro rispetto a  un timoroso e tentennante agire: fa operare con realismo e concretezza, fa osare dove è necessario, ritirarsi se occorre. Chi vive nella prudenza cristiana è una persona pacificata, riconciliata con la realtà. Il giusto posto assegnato alle cose umane le permette di valutare bene le cose senza puntare sul cavallo sbagliato. Dalla prudenza allora nasce la saggezza del vivere, tranquillità d’animo e capacità di andare all’essenziale.

UNA SOLITUDINE DIVERSA PER CIASCUNO – 1 Luglio 2018

         La primissima cosa che dobbiamo fare è riservarci un tempo e un luogo in cui essere con Dio e con lui solo. La forma concreta di questa disciplina della solitudine sarà diversa per ogni persona, a seconda del carattere individuale, del compito ministeriale e dell’ambiente sociale. Ma una vera disciplina non resta mai vaga o generica. È concreta e specifica come la stessa vita quotidiana. Quando, alcuni anni fa, visitai Madre Teresa di Calcutta e le chiesi come vivere concretamente la mia vocazione di prete, lei disse semplicemente: «Dedica un’ora della tua giornata all’adorazione del tuo Signore e non fare niente che tu sai che è sbagliato, e sarai un buon sacerdote».

(Henri J. M. Nouwen)