Il laicismo è un modo di essere dipendenti dalle risposte del nostro ambiente. L’io laico o falso è l’io che è costruito, come dice Thomas Merton, dalle compulsioni sociali. ‘Compulsivo’ è effettivamente l’aggettivo migliore per definire il falso io. Esso indica il bisogno di continua e crescente affermazione. Chi sono io? Io sono colui che suscita simpatia e plauso, che è elogiato, ammirato, che è sgradito, odiato o disprezzato.
La compulsione si manifesta nella paura sempre in agguato di fallire e nell’incessante preoccupazione di evitare l’insuccesso accumulando sempre più queste cose: più lavoro, più denaro, più amici.
Queste stesse compulsioni stanno alla base dei due nemici principali della vita spirituale: la collera e l’avidità. Esse sono il versante segreto di un’esistenza laica, i frutti acerbi della nostra sottomissione al mondo profano. Cos’altro è al collera se non la risposta impulsiva all’esperienza dell’essere deprivati? Quando il mio senso dell’io dipende da quello che gli altri dicono di me, la collera è una reazione del tutto naturale ad una parola critica. E quando il mio senso dell’io dipende da quello che posso acquistare, l’avidità divampa quando i miei desideri vengono sfruttati. Perciò l’avidità e la collera sono le sorelle di un falso io prodotto dalle compulsioni sociali di un mondo non redento.
Non è così strano che Antonio e i suoi monaci considerassero un disastro spirituale accettare passivamente i principi e i valori della loro società. Essi sono arrivati a capire quanto fosse difficile non solo per il singolo cristiano, ma anche per la chiesa stessa fuggire alle seducenti compulsioni del mondo. Quale fu la loro risposta? Essi si gettarono dalla nave che stava affondando e a nuoto riuscirono a salvare la vita. E il luogo della salvezza si chiama deserto, il luogo della solitudine.
(Henri J. M. Nouwen)