“Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto” (Mc 10, 29-30).
La spoliazione è come il doloroso parto della liberazione, della vita liberata nell’amore; se Tu non ci mostri un anticipo, noi staremo sulle nostre, aggrappati tenacemente a quanto ci sembra valere. E’ forse per questo che ci parli del centuplo, prometti l’infinito – espresso in termini quantitativi per la nostra stupida intelligenza – e prometti ciò che trascende ogni nostro desiderio?
Da un punto di vista umano può avere un profondo significato la contestazione del consumismo, l’opposizione alla logica dell’avere: si può giungere alla «perfezione». Proprio per questo però, nell’ipotesi che siamo sinceri, si può essere farisei, stoici o asceti, ma per nulla persone evangeliche, se in ciò si consuma il tentativo estremo, l’abilissimo colpo di reni con il quale riemerge la nostra inaffondabile pretesa: ci arricchiamo anche della povertà, ci ritroviamo nuovamente «bravi», e perciò insaziabili, vanificando la croce di Gesù Cristo (cf. 1Cor 1).
Silvano Fausti