QUANDO DIGIUNI, PROFUMATI IL CAPO – 6 Marzo 2019 – Mercoledì delle Ceneri

Il digiuno è necessario per raggiungere la «sobrietà», che consiste nel servirsi delle cose tanto quanto sono utili per amare Dio e il prossimo. Ciò che non è utile a tale scopo, serve a odiare e morire. Nella nostra società consumistica, che riduce la persona a imbuto che tutto ingurgita attraverso i cinque canali dei sensi, il digiuno ha un particolare valore. Oltre la sobrietà nel cibo, c’è quella nell’odorare, gustare, toccare, udire, vedere, e, soprattutto, nel fantasticare: la fantasia è il senso virtuale che sostituisce ogni altro.

I sensi sono gole voraci, insaziabilmente aperte verso ogni oggetto. All’animale servono per la conservazione della specie e dell’individuo, e sono regolati dall’istinto; all’uomo, che di specie divina, servono per entrare in comunione con l’altro; e non sono regolati dall’istinto. Sono fame infinita, che si sazia solo trovando il cibo per cui sono fatti: l’altro e l’Altro.

L’edonismo nega questa funzione, riducendo il senso a consumo di sensazioni: sente solo se stesso. Il digiuno dei sensi è l’antidoto, che restituisce loro la propria funzione. Non tocco e non gusto tutto, non ascolto e non vedo tutto – mosso dal semplice desiderio di riempirmi di sensazioni. Scelgo di toccare, gustare, ascoltare e vedere nella misura in cui ciò mi aiuta ad amare l’altro.

Oltre la sobrietà dei sensi c’è anche quella, più difficile, della mente e del cuore, per non cadere nell’estetismo e nel narcisismo, frutto di un intelletto e di una volontà che, invece di aprirsi all’altro, si chiudono in se stessi. Anche, e soprattutto, queste facoltà superiori sono per l’altro. Per questo non cerco di capire e volere tutto, ma solo ciò che mi apre all’alterità.

 

Silvano Fausti

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