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UN FUTURO DI PACE – 6 Febbraio 2018

Se le nuove generazioni cambieranno in meglio, cambieranno in un baleno anche la politica, l’economia, le religioni. Non è retorica! La chiave per ripartire è l’innocenza che diventa capacità di sognare, costruire, immaginare. Se ci impegneremo tutti in questo terreno, vedremo il mondo con occhi diversi. Questo metodo me lo ricordano i bambini, la speranza nell’umanità che comunicano. Quando li vedo, non posso non immaginare un futuro di pace, non posso rinunciare al bene che mi interpella senza sosta, alla scelta di dare tutto per la felicità degli altri. Non posso non amare il presente, perché è il tempo che mi è stato dato e non ne esiste un altro.

(Ernesto Olivero)

AMO L’OGGI PERCHÉ AMO IL FUTURO – 5 Febbraio 2018

La speranza non muore mai. Quando è sotto pressione, quando fa fatica, è solo per rinascere. Il 2017 ci ha lasciato un mondo sempre più complicato, un mondo che toglie quasi il respiro. Niente di nuovo. Ripenso all’incontro con Giorgio La Pira, l’ex sindaco di Firenze, che negli anni ’60, mi fece scoprire la profezia di Isaia, la certezza di un tempo in cui le armi non saranno più costruite e diventeranno strumenti di lavoro. Eppure, la guerra c’è ancora, insieme alla fame, alle disuguaglianze, a ingiustizie infinite. Ma sia chiaro, la speranza è più forte e mi fa dire, quasi gridare che quello che non è stato, finalmente può essere, può diventare realtà. Sta a noi scegliere. Il male oggi sembra vincere perché molte persone continuano a guardarsi l’ombelico, a girare intorno alla propria vita. Piccola, ristretta, limitata. Al contrario, a tutti i livelli, dovremmo avere uno scatto, andare oltre gli interessi particolari, avere il coraggio di spendere la vita per grandi ideali.

(Ernesto Olivero)

UN AMORE CHE È DONO DI DIO – 4 Febbraio 2018

A causa delle nostre ferite interiori, delle nostre angosce e dei nostri pregiudizi, vi sono sempre persone per le quali nutriamo una simpatia o un’antipatia particolare. Per accogliere ciascuno nella sua diversità, con le sue ricchezze e difficoltà, abbiamo bisogno del dono dello Spirito Santo. Allora, attraverso la nostra accoglienza, il nostro amore docile e umile, l’unità cresce. Noi ci amiamo non con un amore “naturale”, “spontaneo”, ma con un amore che è dono di Dio. “Colui che ama è nato da Dio e conosce Dio” (cfr. 1Gv 4,7).

(da “La paura di amare” di Jean Vanier

TENTATI DAL GRANDIOSO – 2 Febbraio 2018

Sono stato per otto anni nella marina da guerra. Sono stato educato all’efficienza e a una certa concezione dell’autorità. Gesù mi ha condotto a vivere con il povero e con il debole: non sempre è facile. Noi siamo sempre tentati dal grandioso, dall’eroico. Talvolta faccio fatica a stabilire ciò che per me è prioritario e mi capita anche di essere tentato ad abbandonare questa vita di tutti i giorni con tutto ciò che essa implica di ordinario e di insignificante.

(da “La paura di amare” di Jean Vanier)

 

RELAZIONE NON PIÙ GRATIFICANTE – 1 Febbraio 2018

Come agire quando una relazione non è più gratificante, quando in apparenza essa non è più sorgente di vita ma, al contrario, rivela in noi stessi un mondo di paure, di difese, di rifiuto? Questa rivelazione è talmente dolorosa, che o fuggo la relazione, o accetto di continuarla, ma con l’aiuto di Dio e degli altri. Io non posso continuare, se non riconosco che tra me e l’altro Dio ha stabilito un’alleanza. Egli ha creato dei legami profondi tra noi: noi siamo responsabili l’uno dell’altro.

(da “La paura di amare” di Jean Vanier)

 

FIDUCIA MESSA ALLA PROVA – 31 Gennaio 2018

Quando qualcuno cerca di penetrare in quello che io chiamo lo spazio segreto che è dentro di noi, e risveglia in noi una potenza d’amare nascosta, abbiamo paura. Si può non sopportare una mano tesa perché provoca troppe emozioni.
Se ho dato fiducia una volta, e poi sono stato abbandonato e perciò sono caduto, allora diventa insopportabile sentire qualcuno che mi dice: “Abbi fiducia”. Penserei: “Siete tutti bugiardi!”. Una mano tesa deve sempre essere messa alla prova. La persona ferita vuol sapere. In silenzio ti domanda: “Che cos’hai dentro? Quanto posso fidarmi di te? Ti interessi veramente di me? Quale grado di forza e di vita c’è in te?”.

(da “La paura di amare” di Jean Vanier)

 

UNA MANO TESA – 30 Gennaio 2018

Siamo tutti degli ’emarginati’. L’emarginato ha l’impressione di non poter essere amato nel suo essere profondo, di essere incapace di riuscire nelle sue attività. Questa immagine frantumata di se stesso tra ciò che fa e ciò che è la sua persona profonda, genera in lui un mare di disgusto e di tristezza. Forse anche la morte sarebbe più dolce rispetto a questo genere di morte interiore, rispetto a questa angoscia che rende incapaci di mangiare e di dormire (o il contrario: non si fa altro che mangiare e dormire, si ha bisogno dell’alcol e delle droghe, di ogni sorta di compensazioni, ecc.). Ci si sente male nella propria pelle. Per aiutare qualcuno a uscire da tutto questo ci vuole una mano tesa.

(da “La paura di amare” di Jean Vanier)

LA PACE E L’AMORE GENERANO LA PACE E L’AMORE – 29 Gennaio 2018

La spiritualità attorno alla quale si è costituita l’esperienza dell’Arca, di condivisione di vita con le persone con disabilità mentale, nasce dalla scoperta della fragilità di ciascuno. Dalla fragilità nascono le nostre paure. E dalle paure, la resistenza all’altro. Jean Vanier ci conduce, in queste pagine, alla scoperta della possibilità di amare nonostante le nostre paure, e alla rivelazione che nel Vangelo stesso e nella vita secondo lo Spirito ci sono le tracce per la vittoria su ogni male che rischia di abbattere i nostri giorni: sono le tracce della croce di Gesù, luogo di luce inesauribile, in cui sono vinte le tenebre e ci è data l’occasione di superare la paura di amare. “La lotta genera la lotta, come la paura genera la paura. Invece la pace e l’amore generano la pace e l’amore“.

(da “La paura di amare” di Jean Vanier)

IL MARTIRIO OCCULTO DELLA TESTIMONIANZA QUOTIDIANA (Un percorso con i Padri della Chiesa) – 28 Gennaio 2018

    Non sono persecutori solo quelli che si vedono, ma anche quelli che non si vedono. Anzi, sono molto più numerosi questi ultimi. Ci perseguita l’avidità, ci perseguita il desiderio di successo, ci perseguita la lussuria, ci perseguita la superbia, ci perseguita l’impudicizia. Questi sono i persecutori più duri: quelli che, senza ricorrere alla minaccia della spada, stritolano spesso lo spirito dell’uomo, quelli che espugnano l’animo dei credenti più con le lusinghe che con le minacce.
    Ogni giorno sei chiamato a essere testimone di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito dell’impudicizia, ma il timore del futuro giudizio di Cristo ti ha vietato di violare la castità dello spirito e del corpo? Sei un martire di Cristo. Sei stato dallo spirito di avidità tentato di occupare le proprietà di un orfano minorenne, di violare i diritti di una vedova indifesa, eppure la considerazione delle prescrizioni celesti ti ha convinto a portare aiuto piuttosto che a recare danno? Sei un testimone di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito di superbia, ma lo spettacolo del povero e del bisognoso ti ha messo a misericordiosa compassione e hai amato più l’umiltà e la prepotenza? Sei un testimone di Cristo. Ancora di più: non hai dato testimonianza solo a parole, ma anche con l’opera. Chi è testimone più attendibile di colui che professa la sua fede nell’Incarnazione del Signore Gesù, osservando fedelmente le prescrizioni del  Vangelo? Infatti, chi ascolta e non fa, rinnega Cristo; anche se lo confessa a parole, lo rinnega nei fatti. Vero testimone è l’uomo che testimonia confermando con i fatti l’adesione ai precetti del Signore Gesù. Quanti dunque sono, ogni giorno, i martiri occulti di Cristo e confessori del Signore Gesù! Quanti, invece, hanno professato la loro fede all’esterno e l’hanno rinnegata all’interno!
    C’è chi viene in chiesa perché aspira a una carica, visto che gli imperatori sono cristiani: con un atteggiamento di falso timore di Dio finge di elevare una preghiera, si inginocchia e si prostra fino a toccare terra, mentre non piega il ginocchio del suo spirito. La gente lo vede, lo giudica un cristiano. La gente lo vede pregare umilmente e gli presta fede, ma Dio sente che quello lo rinnega. Esce di chiesa elogiato dall’uomo, ma condannato dal giudice. Oh, quanto meglio sarebbe stato se quello fosse stato un ateo per la gente e un credente agli occhi di Dio! Anche se pure questa discrepanza sarebbe criticabile, perché una perfetta professione di fede esige la devozione dell’anima e la proclamazione della voce: «Con il cuore si crede per la giustizia, mentre dalla bocca esce la professione di fede per la salvezza» (Rm 10, 10).

Ambrogio

LA FEDE È UNA SALITA TORTUOSA (Un percorso con i Padri della Chiesa) – 27 Gennaio 2018

         Forse credevi che il cammino che mostra Dio fosse piano, dolce e non presentasse addirittura nessuna difficoltà o travaglio: no, è una salita e una salita tortuosa. Infatti il cammino per il quale si tende alle virtù non è in discesa, ma in salita, e per una salita angusta è difficile.
    Ascolta anche nel Vangelo il Signore che dice: «Quanto stretta e angusta è la via che conduce alla vita» (Mt 7,14). Vedi dunque quale consonanza fra il Vangelo e la legge. Nella legge la via della virtù è presentata come una salita tortuosa; negli Evangeli è detto: «Stretta e angusta è la via che conduce alla vita».
    Dunque il cammino che percorrono è una salita tortuosa che concerne le opere, la vigilanza: la fede. Mostra quindi che sia nelle opere sia nella fede c’è molta difficoltà è molto travaglio; giacché quelli che vogliono agire secondo Dio incorrono in molte tentazioni e ostacoli.
    Inoltre poi troverai nella fede molte tortuosità, parecchie questioni, molte obiezioni degli eretici, molte contraddizioni degli infedeli. Questo dunque è il cammino che devono percorrere quelli che seguono Dio.

Origene