Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
(Testamento di San Francesco: FF 110)
Per Francesco i lebbrosi sono una cosa da evitare, una cosa che gli procura disagio e malessere. Anche noi sentiamo lo stesso di fronte ad alcune persone o nei confronti di determinate situazioni che ci mettono in difficoltà. Francesco cosa fa? Francesco si lascia condurre dal Signore e, sotto la spinta della grazia, si avvicina ai lebbrosi. Non permette che sia ancora la sua paura a condurre il gioco. Si lascia vincere da una forza che lo spinge proprio dove lui non vorrebbe andare. Ed è in questo momento che vive la misericordia. Non è la sua, perché lui non la aveva, ma è la misericordia che Dio prova per i lebbrosi. Francesco sente in se stesso qualcosa che viene da un altro (Dio) ed è per altri (i lebbrosi) e viene coinvolto in questo flusso esterno che diventa, da ora, anche suo. Da quel momento quello che sentiva come amaro, ora lo sente come dolce. Francesco non è più l’uomo di prima. La situazione esterna è rimasta immutata: i lebbrosi non sono guariti; il miracolo qui non è la guarigione fisica dei malati. Il miracolo è invisibile, perché riguarda il cuore dell’uomo ma presto diventerà visibile nelle sue scelte. Il suo cambiamento, la sua vita, le sue scelte saranno un maremoto che coinvolgerà secoli di storia e che influenza ancora oggi moltissime persone.
Dettaglio della tavola Bardi, 1245-1250, Basilica di Santa Croce, Firenze