«Il primo comandamento è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi» (Mc 12,29-31).
Uno dei frutti più belli della preghiera (e un criterio per discernere la sua autenticità) è che essa fa crescere nell’amore per il prossimo.
Se la nostra preghiera è vera ci avvicina a Dio, ci unisce a lui e ci fa dunque percepire e condividere l’amore infinito che egli porta a ciascuna delle sue creature. La preghiera dilata e intenerisce il cuore. Là dove manca la preghiera, al contrario, i cuori si induriscono e l’amore si raffredda.
Ecco ciò che scrive san Giovanni della Croce:
«È una verità evidente che la compassione per il prossimo tanto più cresce quanto più l’anima si unisce per amore a Dio. Infatti, quanto più ama, tanto più desidera che questo stesso Dio sia amato e onorato da tutti. E quanto più lo desidera, tanto più si adopera a tale scopo, sia nell’orazione sia in tutti gli altri esercizi necessari e ad essa possibili.
Tanto è il fervore e la forza della carità di quanti sono così posseduti da Dio, che non si possono restringere o contentare del loro solo e proprio guadagno; anzi sembrando loro poca cosa andare in cielo da soli, con ansie, affetti celesti e diligenze squisite, cercano di condurvi molti insieme con loro. E questo nasce dal grande amore che essi hanno per il loro Dio; è questo il frutto proprio e l’effetto dell’orazione e della contemplazione perfette».
(padre Jacques Philippe)