ATTENDERE SPESSO ALL’ORAZIONE – 4 Novembre 2017

Il desiderio radicato nel nostro essere creature è il desiderio di Dio. L’essenza dell’accidia, annotava J. Ratzinger, «è la fuga da Dio, il desiderio di essere solo con se stesso e con la propria finitezza, di non essere disturbato dalla vicinanza di Dio». Se l’accidia spinge a fuggire da Dio, occorre reagirvi tenendo sempre viva nella propria storia quotidiana la relazione con Dio, l’incontro con Dio mediante la preghiera. «La preghiera continua è la rovina dell’accidia», sentenzia Giovanni Climaco.

Orationi frequenter incumbere, prescrive la Regola di San Benedetto: «Attendere spesso all’orazione» (4,56). E’ necessario prendersi del tempo per Dio, come faceva Gesù quando lasciava non soltanto le folle, ma anche i suoi discepoli per il dialogo col Padre. Occorre che, come dice la versione latina di un testo di Origene, omissis omnibus Deo vacemus: «tralasciando ogni cosa, ci rendiamo liberi per Dio».

Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto fu preso dall’acedia e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: «O Signore! Io voglio salvarmi, ma i pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?». Ora, sporgendosi un po’ Antonio vide un altro come lui che sedeva e lavorava, poi si alzava dal lavoro e pregava, poi di nuovo si metteva seduto a intrecciare corde e poi di nuovo si alzava a pregare. Era un angelo del Signore mandato a correggere Antonio e a dargli coraggio. Ed egli udì l’angelo che diceva: «Fa’ così e sarai salvo». All’udire queste parole, fu preso da grande gioia e coraggio, e facendo così si salvo.

 (tratto liberamente da “Custodiamo il nostro desiderio” di Marcello Semeraro vescovo di Albano).

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