RELAZIONI SANE – 5 Novembre 2017

Aprirsi a relazioni sane, ad amicizie sincere: è un’altra raccomandazione dei maestri spirituali per uscire dall’accidia. Ciò che invece è sempre deplorata è la familiarità indiscreta e malsana che si spende in pettegolezzi e induce a peccare. E’ importante avere relazioni ricche; le relazioni «povere», infatti, impoveriscono chi le esprime. Vale io detto evangelico: a chi ha sarà dato, mentre a chi non ha sarà tolto anche quello che ha (Lc 8,18).

Avere relazioni sane con persone significative per il loro livello umano, affettivo, spirituale, intellettuale, culturale è sempre arricchente. Questo vale nei rapporti personali, ma è vero anche se consideriamo la vita di una comunità di presbiteri, un presbiterio. «Il segno dell’autenticità di un’amicizia in una comunità, è che la vita di tutta la comunità ne è accresciuta e ne è illuminata». In fin dei conti, pure per le nostre relazioni e per le nostre amicizie vale ciò ch’è stato ricordato in principio, circa l’affetto illuminante in noi dell’incontro con Dio. Le amicizie che si chiudono in rapporti duali e non riscaldano anche gli altri e le relazioni che non illuminano gli altri sono malate di filautìa; sono narcisistiche e vanno verso la morte.

 

L’Eucarestia

 

Ha scritto E. Bianchi: «Io credo che il rimedio per eccellenza rimanga l’eucaristia: eucaristia come esercizio di rendimento di grazie, eucaristia come rapporto con le cose dono di Dio, eucaristia come sacrificium laudis pieno di stupore contemplativo nei confronti del “Dio” che “è amore” (1Gv 4,8.16). L’acedia è l’esatto contrario dell’eucaristia, dello spirito di ringraziamento: incapace di cogliere il rapporto con lo “spazio” e il senso delle cose, chi è preda dell’acedia vive nella a-charistìa, nell’incapacità a stupirsi della bellezza, dell’amore e, quindi, nell’incapacità a rendere grazie».

(tratto liberamente da “Custodiamo il nostro desiderio” di Marcello Semeraro vescovo di Albano).

Articoli consigliati