LA PAURA DEL LIMITE

Spesse volte abbiamo paura del limite. Il limite, la nostra umanità, il nostro disagio. E qui il professionista di chi non ha paura del limite si chiama Lele, sempre mio figlio. Lui è un tipo esuberante. Quando ha un rapporto con qualcuno, normalmente succedono questi tre fatti in serie: tentativo di metterti un dito in un occhio, dopo di che un pizzicotto e altro. Comunque questi due gesti bastano. Il suo approccio all’altro è sempre così. Dopo di che – dal momento che non è scemo – si accorge che l’altro lo guarda male. Ma è normale, la vita è fatta così. Lo guarda male, allora lui gira la testa verso i genitori… che lo guardano peggio! E cosa succede, a un certo punto? Che dentro questo sguardo brutto, sia di chi è stato colpito che dei genitori, tenta di abbracciare il mal capitato. E fin quando il mal capitato non lo riabbraccia, lui insiste. Semplice. L’istante dopo, di nuovo dito in un occhio, pizzicotto e via. Immaginate ventiquattro ore, o dodici che siano, per trentasei anni così. Del suo limite il Lele se ne frega. Il suo limite gli serve soltanto per essere abbracciato. Per me questa cosa è bellissima.

(Incontro Nazionale delle famiglie per l’accoglienza – Padova, 2017)

Articoli consigliati