IN SILENZIO A GUARDARE LA SUA LIBERTÀ 

Si intuisce che quando uno corre ha un passo per cui si gode la vita mentre tu in quel momento vedi tutto nero e non ti godi la vita, ti dà un po’ fastidio che lui o lei si goda la vita. Nel tempo Angela e io siamo arrivati a capire una cosa: prima era tutto un «fermati, rallenta, scendi un po’ al mio livello!»; e così ci si rovina tutti e due. Quando tu dici: «Fermati!» e l’altro si ferma, chi di solito arranca riesce a convincere l’altro che è quasi più giusto arrancare che correre. Invece arrivi al punto in cui dici: «Caspita, sta correndo. Che bello che corre!». Che bello che corre, perché la volta dopo puoi essere tu a correre. E quando tu arrivi a dire: «Che bello che corri!» scatta una cosa molto semplice: che quando capita a te di correre ti volti indietro e dici: «Corri anche tu», non: «Mi fermo». E questo è un amore che sorregge. Correre verso dove? Che cos’è questo correre? Correre a casa perché c’è Gesù che ti aspetta, salire sul sicomoro come Zaccheo e correre incontro a Gesù. Fra due persone si intuisce quando uno sta correndo e l’altro no. Si intuisce. Si capisce.

            «Che questa inquietudine non ti abbandoni mai nella vita».

(Incontro Nazionale delle famiglie per l’accoglienza – Padova, 2017)

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