SE ACCADESE – NON SIA MAI! – CHE TRA SORELLA E SORELLA… – 10 agosto 2017

Se accadesse – non sia mai! – che tra sorella e sorella
per una parola o un segno
talvolta nascesse 
occasione di turbamento o di scandalo
(Regola di Santa Chiara IX, 7)

 

Testimoni di spiritualità della comunione

 

Nelle relazioni umane i rapporti non sempre sono autentici. Possono essere dettati da competizione, gelosia, invidia, arrivismo, individualismo, che minano la spiritualità di comunione, a causa di una mancata maturità umana. La Spiritualità della comunione è capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio; è saper fare spazio al fratello portando insieme gli uni i pesi degli altri. Senza questo cammino spirituale, a poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione.

La vera natura dell’amore cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà ‘esserci per’ l’altro.

Per curare la formazione umana bisognerebbe favorire un cammino spirituale autentico, attraverso cui la persona rende visibile l’assunzione consapevole della propria umanità abitata da Dio e la riconosce negli altri. Il riscontro della formazione umana si esprime con le qualità richieste in tutte le relazioni umane: educazione, gentilezza, sincerità, controllo di sé, delicatezza, senso dell’umorismo e spirito di condivisione, la lieta semplicità, la chiarezza e la fiducia reciproca, la capacità di dialogo, l’adesione sincera a una benefica disciplina comunitaria.

Scoprire in fraternità giorno per giorno la gioia di vivere, pur in mezzo alle difficoltà del cammino umano e spirituale e alle noie quotidiane, fa parte già del Regno. Questa gioia è frutto dello Spirito.

Tale testimonianza di gioia costituisce una grandissima attrazione verso la vita religiosa, una fonte di nuove vocazioni e un sostegno alla perseveranza.

Un compito che la Chiesa affida alle comunità di vita consacrata è la crescita della spiritualità della comunione. Quando nelle fraternità le persone si incontrano come sorelle, anche se di differenti età, lingue e culture, testimoniano la possibilità fattiva del dialogo e di una comunione capace di armonizzare le diversità.

L’invito di Gesù: ‘Venite e vedrete’ (Gv 1,39) rimane ancora oggi la regola d’oro della pastorale vocazionale. Essa mira a presentare, sull’esempio dei fondatori e delle fondatrici, il fascino della persona del Signore Gesù e la bellezza del totale dono di sé alla causa del vangelo. Compito primario di tutti i consacrati e le consacrate è, perciò, quello di rendere visibile, con coraggio e con passione, con la parola e con l’esempio, l’ideale della sequela di Cristo, attraverso un ascolto e una risposta costante agli impulsi dello Spirito nel cuore di ciascuna.

Una vita centrata in Cristo non ha bisogno di ripiegarsi, perché il proprio io non è rivolto verso se stessa, ma sempre verso il tu, Dio e gli altri.

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