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TUTTO PARTE DAL CUORE – 10 Aprile 2019

         Quando Gesù parla dei pensieri del cuore, lo fa quasi sempre per denunciare la loro malvagità. Più volte Cristo ci avverte che ”dal cuore provengono i pensieri malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo” (Mt 15,19-20a).
         Non lo dice per disprezzare il cuore umano, ma per mettere in luce la sua responsabilità, la libertà di scelta fra il bene e il male che dal cuore si esercita immediatamente nei pensieri che genera. E’ veramente grande il mistero del cuore se dal pensiero che esso produce può derivare tanto male, può derivare il male estremo, come l’omicidio, l’infedeltà, il furto, la menzogna. E’ come se Gesù dicesse che tutto il male che fa sempre più notizia del bene, che tutti i crimini e delitti che riempiono le prime pagine dei giornali, che tutto questo male della società e del mondo è deciso, è voluto dal nostro cuore, che di tutto questo è responsabile il nostro cuore nell’istante stesso in cui esso produce un pensiero malvagio.
         Gesù invita i suoi discepoli a ripartire da una coscienza responsabile del proprio cuore e dei suoi pensieri o desideri. Molte volte, infatti, Gesù interpella le persone perché siano responsabili dei loro pensieri: “Perché pensate così nei vostri cuori?” (Mc 2,8). Ci interroghiamo mai sui pensieri del nostro cuore? Ci chiediamo mai perché pensiamo così? E soprattutto: permettiamo a Cristo di interrogarci sui nostri pensieri? Permettiamo alla sua Parola, al Vangelo, di mettere in questione i nostri pensieri, i nostri giudizi, i nostri desideri?

(Mauro Giuseppe Lepori)

DIO CI DONA UN CUORE – 9 Aprile 2019

         Il cuore dell’uomo è opera di Dio. Dio ci dona il cuore creandoci. Ogni uomo riceve da Dio il dono del cuore; un dono che coincide con il dono della libertà, del pensiero e dell’amore. Donandoci il cuore, Dio ci dona la nostra capacità di essere e vivere a Sua immagine e somiglianza, di essere liberi come Lui, di pensare come Lui, di amare come Lui.
         Questo dono ha subito una ferita originale che ha reso il cuore dell’uomo incapace di realizzare pienamente la sua capacità di essere ad immagine del Creatore.
         Dio, però, non ha abbandonato l’uomo a questa ferita. Egli può e vuole rinnovarlo. Dio desidera rinnovare il nostro cuore, desidera darci un cuore nuovo.
         Il dono che Dio ci fa di un cuore nuovo è fatto al cuore che si converte, al cuore che domanda, al cuore che si fa mendicante. Dio non può accordarci il rinnovamento della libertà se la libertà non si esprime, se la libertà non consente. Si realizza in questo un’immagine del Salmo 41: “Un abisso chiama l’abisso” (Sal 41,8). Un abisso di desiderio, un abisso di mendicanza, un abisso di miseria, invoca, chiama, domanda l’abisso della Misericordia in cui l’amore di Dio si piega sul cuore misero dell’uomo per renderlo simile al Suo.

(Mauro Giuseppe Lepori)

UN CUORE LIBERO SCEGLIE – 8 Aprile 2019

           Un cuore che possa scegliere fra il bene e il male è un cuore libero. Nella confusione fra ciò che è bene e ciò che è male, fra ciò che è buono e ciò che è cattivo, fra ciò che è vero e ciò che è falso, nella confusione l’uomo non può scegliere. La confusione non permette l’esercizio della libertà.
         Cristo ci rivela che la libertà di scelta non dipende dalla possibilità di scelta, ma dalla coscienza con cui la nostra libertà si pone di fronte alle cose. Avere un cuore capace di distinguere il bene dal male è una libertà interiore molto più profonda del potere di scegliere. “Distinguere” è il potere della libertà che sussiste anche quando viene tolta la possibilità di dare seguito alla scelta del cuore.
         Quando i terroristi islamici hanno fatto irruzione nella notte di Natale del 1993 nel monastero trappista di Tibhirine e volevano imporre la loro volontà al Priore Christian de Chergé, il loro capo disse al Padre: “Non avete scelta!”. P. Christian ha risposto: “Sì, posso scegliere!”. La scelta del bene, della libertà, del dono della vita, non dipende dallo spazio che un altro ti accorda o meno per realizzarla, ma è già compiuta nel cuore che distingue, che fa una scelta interiore, che sceglie fra il bene e il male. E il cuore che possiede e coltiva questa libertà diventa capace anche di cambiare la storia, di realizzare, e portare gli altri a realizzare, la scelta del bene che si compie in lui.

(Mauro Giuseppe Lepori)

           

DIO CI PROTEGGE: IN CHE SENSO? – 7 Aprile 2019

            Il Dio rivelato da Gesù Cristo è un Dio che non si protegge dal male, non si esenta dalla sofferenza: egli infatti “non risparmia il proprio Figlio” (Rm 8,32) e così apre prospettive di comunione anche all’uomo che si trova negli inferi dell’esistenza, nella malattia, nel dolore, nella morte. A un uomo tentato di pensare la protezione in termini di forza e di potere, perfino di magia, la più radicale ed efficace protezione che il Dio cristiano gli dischiude è quella che scaturisce dalla sua debolezza, dal suo indebolirsi storico nel Cristo per condividere radicalmente la povertà della condizione umana. Protezione come abbraccio tra poveri, ancor più che come rimozione del male! In quella comunione più forte del male stesso c’è una caparra della vittoria di Dio sul male e sulla morte e c’è la promessa di una comunione eterna con Dio nel Regno.

            (Luciano Manicardi)

RISCHIO E POSSIBILITA’ – 6 Aprile 2019

            La fede ha in sé una dinamica pasquale, attualizza in noi la morte e la resurrezione di Cristo. Da questo punto di vista la fede è rischio mortale e possibilità impensata di vita. Rischio mortale perché io pongo la stabilità del mio essere e del mio vivere in colui che non vedo e di cui altri mi hanno dato testimonianza (la fede svela qui la sua intrinseca dimensione ecclesiale-comunitaria). Rischio, perché il credente qui deve affrontare la non evidenza dell’amore e dell’affidabilità di colui in cui pone la fede, ma qui è anche il germe della fede come possibilità impensata e incredibile di vita, di rinnovamento della vita. Nei momenti in cui tutto vacilla, la fede semplificata, la fede nuda, la fede che crede contro ogni evidenza, la fede che abita gli inferi, diviene il luogo della speranza.

(Luciano Manicardi)

PERDITA COME COMUNIONE – 5 Aprile 2019

            Come Cristo sulla croce ha vissuto radicalmente la fedeltà a Dio e la solidarietà con gli uomini, soprattutto i più poveri, i relegati negli inferni dell’esistenza, così anche il discepolo che accetta di prendere la propria croce e di perdere la propria vita dietro a Cristo povero e obbediente, può sperimentare questa perdita come evento di comunione con Cristo e con gli uomini, soprattutto i più deboli e poveri.

(Luciano Manicardi)

QUANDO TUTTI GLI APPOGGI UMANI VERRANNO MENO – 4 Aprile 2019

         Vi è nella fede un movimento radicale di morte a se stessi che apre alla vita in Cristo e alla vita di Cristo in noi: chi si dispone alla sequela di Gesù, sapendo ciò che lo aspetta, deve fare i suoi conti (cf Lc 14,28-33) e disporsi a questa perdita di sé che sola gli consentirà di perseverare nel cammino. Quando tutti gli appoggi umani verranno meno, quando il senso stesso del cammino si farà indecifrabile, quando le motivazioni che avevano indotto un tempo a seguire Cristo non appariranno più sufficienti, allora l’attitudine che il vangelo chiama “odiare la propria vita”, “perdere la propria vita”, “prendere la propria croce” si riveleranno essenziali per proseguire il cammino in una fede sempre più spoglia e sempre più autentica. Si tratta di seguire Gesù e basta: “nudi, seguire il Cristo nudo”.

(Luciano Manicardi)

ATTRAVERSO OGNI EVENTO PASSA UNA STRADA CHE PORTA A DIO – 3 Aprile 2019

         Gesù ha lottato con tutte le sue forze contro la morte di croce: ha pregato intensamente di essere liberato da quell’ora. Ma ha anche accolto l’indesiderabile, il non-voluto, la contraddizione, come possibilità di amare. Ha vissuto nella libertà e nell’amore, nella fedeltà a Dio e nella solidarietà con gli uomini, anche il disumano a cui è stato sottomesso, mostrandoci che “attraverso ogni evento, quale che sia eventualmente il suo carattere non-divino, passa una strada che porta a Dio” (Dietrich Bonhoeffer). 

(Luciano Manicardi)

NON LA CROCE HA RESO GRANDE GESU’… – 2 Aprile 2019

        Non la croce ha reso grande Gesù, ma è la vita di Gesù che ha dato senso anche alla croce quando vi è stato appeso. E’ la vita di Gesù spesa nell’amare, nel dare vita, nell’operare la giustizia, nel riconoscere e venire incontro all’altro nel suo bisogno; è anche la vita di Gesù segnata da amicizia, fraternità, affetti, contemplazione del creato, incontri gratuiti; è ancora la vita di Gesù sostenuta dalla fede semplice e radicale in Dio, traversata dalla preghiera all’Abbà e dall’ascolto filiale della sua parola, che ha connotato la croce con il timbro della fedeltà e della solidarietà radicale con gli uomini sintetizzate in un unico amore a Dio e al prossimo. Gesù non ha avuto come fine l’auto-annichilimento, il perdere la propria vita, ma il viverla pienamente e gioiosamente perseguendo la libertà e l’amore.

(Luciano Manicardi)

PRENDERE LA CROCE, PERDERE LA VITA – 1 Aprile 2019

         Rinnegare se stessi, perdere la vita, prendere su di sé la croce: parole importanti nel vangelo e certamente inattuali. L’attuale vague spirituale psicologizzante che riduce il cristianesimo a ricerca del benessere e della serenità interiori, a dilatazione di sé, delle proprie risorse e capacità, insomma che assegna all’uomo come compito il proprio “sé”, certamente evade una componente essenziale di quell’Evangelo che è anche “parola della croce”, e come tale scandalo e follia (cf 1Cor 1,18ss).

(Luciano Manicardi)

IL CORAGGIO DI ESSERE FRAGILI – 31 Marzo 2019

         Lo sguardo che Dio ci dona è lo stesso sguardo del Figlio Gesù quando parla con l’adultera, con la Samaritana al pozzo o con Zaccheo: uno sguardo d’amore che accoglie la fragilità, che conosce nell’intimo ogni esitazione, ogni sbavatura, ogni errore e deviazione; ma ama a partire da quelle stesse caratteristiche che noi vorremmo negare, in primo luogo a noi stessi. La Bibbia è raccontata a partire dai fragili passi di uomini e donne che si accostano o fuggono davanti al Dio dell’Antico Testamento o davanti a Gesù; è costruita sull’impalcatura debole e instabile di persone ammalate, sole, confuse, nel dubbio. Eppure è la meravigliosa tela della relazione che Dio ha intessuto con loro e oggi con noi.

(Alberto Curioni)

IL CORAGGIO DI ESSERE FRAGILI – 30 Marzo 2019

         Dio è paziente perché ama e l’amore rende vulnerabili. Dio costruisce pazientemente la sua storia con gli uomini attraverso la parola e, così facendo, si espone all’alterità dell’uomo: cerca la comunicazione e la relazione con lui. Nel rapporto con l’umanità Dio è un mendicante di ascolto, chiede all’uomo accoglienza. Ma anche la parola non accolta non cessa di parlare: il Dio inascoltato resta il Dio che parla attraverso la condizione della promessa. Che altro è la storia del popolo di Israele se non la storia della promessa di Dio, fragile eppure sempre rinnovata? Dio come promessa: ecco la potenza fragile del Dio biblico, la parola che assume il negativo e il male della storia e dell’uomo e non se ne lascia scoraggiare, ma continua a dirsi al di là di ogni fine, risorgendo dopo ogni morte.

(Alberto Curioni)

IL CORAGGIO DI ESSERE FRAGILI – 29 Marzo 2019

         Dio non è mai tanto debole come quando suo Figlio muore sulla croce. Il Dio debole è «il Dio crocifisso»: la crocifissione costituisce infatti, insieme alla risurrezione, il cuore della rivelazione cristiana. Così come «fragile» è il Dio dell’incarnazione nel natale del bambino Gesù. Come se Dio avesse voluto che l’itinerario terreno del Figlio fosse racchiuso in due esperienze di debolezza radicale: la nascita e la morte.

(Alberto Curioni)