UN AIUTO PER IL NOSTRO CAMMINO – 10 Marzo 2020

Molti di noi sono cristiani di nascita, hanno sentito parlare di Gesù sin da bambini, sono stati educati ai valori del Vangelo grazie ai propri familiari. Tutto, intorno a noi, parla di fede cristiana: il tempo è organizzato intorno alla Domenica, giorno di riposo, e le feste principali (Natale, Pasqua…) ci richiamano continuamente a eventi evangelici. In ogni paese o quartiere incontriamo una chiesa, un sacerdote, delle suore, in ogni edificio pubblico ci accoglie un crocifisso… Normalmente un bambino cresce conoscendo la vita e le parole di Gesù, accede “in modo naturale” ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, cresce con la consapevolezza, bene o male, di essere cristiano. Molti adulti partecipano ancora alla Messa domenicale, almeno 2 italiani su 10 frequentano regolarmente la celebrazione festiva almeno una volta al mese.
Eppure, siamo consapevoli che tutto questo non significa necessariamente incontrare Dio o conoscere Gesù.
Il rischio che corriamo è quello di identificare (e perciò ridurre) il cristianesimo a una serie di verità da professare e di precetti da osservare con maggiore o minore convinzione o costanza… Intendiamoci: vivere in un Paese che proviene da una lunga e gloriosa tradizione cristiana è una cosa positiva in sé, ma diventare dei veri discepoli è un passo successivo.
Sempre più spesso assistiamo a una rinascita e a un recupero della fede: si tratta di persone battezzate che hanno fatto il loro tradizionale percorso di iniziazione cristiana e che, grazie a un’esperienza forte, all’aiuto di un sacerdote o di una lettura, recuperano in maniera più seria e radicale la loro professione di fede. Parliamo di una vera e propria “conversione”, che spinge un adulto a non accontentarsi di un’appartenenza superficiale alla Chiesa, ma a lasciarsi coinvolgere in un vero e proprio percorso di vita spirituale.

(Paolo Curtaz, “La vita in Cristo. I segni della grazia”)

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