Rendete piena la mia gioia.
Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo,
se c’è conforto derivante dalla carità,
se c’è qualche comunanza di spirito,
se ci sono sentimenti di amore e di compassione,
rendete piena la mia gioia
con l’unione dei vostri spiriti,
con la stessa carità,
con i medesimi sentimenti.
Non fate nulla per spirito di rivalità
o per vanagloria,
ma ciascuno di voi, con tutta umiltà,
consideri gli altri superiori a se stesso,
senza cercare il proprio interesse,
ma anche quello degli altri.
(Fil 2,1-5)
Paolo scrive questa lettera alla prima comunità cristiana d’Europa, ma avrebbe potuto scriverla a noi qui all’Arca. Di fatto, è molto più di una lettera, è una parola di Dio attraverso la quale lo Spirito Santo parla a noi, oggi. È la lettera della tenerezza.
Dobbiamo mettere tutte le nostre energie nel vivere in unità gli uni con gli altri non avendo che una sola anima, un solo cuore e un solo spirito. E non dobbiamo lasciarci prendere dalla vanagloria che fa sì che ognuno si metta al primo posto; non devono esserci dispute, mormorazioni, dobbiamo cercare sempre gli interessi degli altri piuttosto che i nostri e dobbiamo considerare gli altri migliori di noi stessi.
(Jean Vanier, “Lettera della tenerezza di Dio”)