QUANDO SONO DEBOLE, E’ ALLORA CHE SONO FORTE – P. A. Louf – 17 Maggio 2018

Gesù non viene per i giusti ma solo per i peccatori (cfr. Mt 9,13). È  qui in gioco un dato essenziale di ogni esperienza cristiana, che è indubbiamente l’unica condizione per essere toccati dalla grazia e per potervi acconsentire. Paolo esprime questo dato più o meno negli stessi termini: costretto dagli avversari a elencare tutti i suoi meriti,  nella speranza di far accettare la sua testimonianza,  comincia con il vantarsi di tutto quello che ha ricevuto e che lo pone in buona luce agli occhi di quanti dubitano della sua missione. Ma alla fine preferisce vantarsi delle sue debolezze: “Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: ‘Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza’. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole è allora che sono forte” (cfr. 2Cor 12,7-10). Dal contesto sembra trattarsi di una forma di tentazione nella quale Paolo era messo di fronte in modo bruciante alla propria debolezza, al punto che cercava rifugio nella preghiera e supplicava il Signore di liberarlo.

Forse Paolo aveva paura di fronte alla propria debolezza? Era forse per lui un’idea intollerabile? In ogni caso, Gesù non cede: la tentazione non viene risparmiata a Paolo, perché è molto più vantaggioso per lui restare nella tentazione in modo da imparare come la potenza di Dio è capace di agire al cuore della debolezza. La grazia non viene a innestarsi sulla nostra forza o sulla nostra virtù, ma unicamente sulla nostra debolezza e noi siamo forti solo quando la nostra debolezza ci diventa evidente: è il luogo benedetto in cui la grazia di Gesù può sorprenderci e invaderci. 

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