LA CARNE DEBOLE – P. A. Louf – 15 Maggio 2018

Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto ma la carne è debole” (Mt 26,41).

Nessuno può sottrarsi a queste parole di Gesù: anche se il nostro spirito è più o meno ardente, la nostra carne rimane incurabilmente debole. Nessuno può sfuggire a questa disarmonia che arriva fino a una vera lotta tra le due realtà. In qualsiasi esperienza cristiana bisogna vivere così: combattuti tra il fervore e la debolezza, bisogna cioè vivere nella tentazione. Pietro, che diventerà il testimone principale della resurrezione di Gesù e sul quale poco dopo verrà edificata la chiesa, è anche quello che ha dovuto confrontarsi per primo con la tentazione e che, per primo, è stato trovato mancante ed è caduto. Non è per nulla sorprendente che, nel momento stesso in cui Gesù chiama Pietro, si imbatte nel suo peccato. Gesù non va in cerca di nessuna qualità eccezionale nei suoi primi discepoli: quello che cerca è la loro debolezza, i loro scacchi inconsci, le loro colpe insospettate, tutte quelle zone malate di ogni uomo che hanno bisogno del suo amore, che possono essere colte e assunte solo dall’amore, sulle quali il suo amore può intervenire con la sua onnipotenza. Gesù è venuto fino a noi proprio per prendere su di sé la nostra debolezza e per trasformarla in forza.

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