UNA SOCIETA’ COMPETITIVA – 8 Settembre 2017

         Le nostre società occidentali – essendo società di consumo che spingono all’individualismo – sono competitive. Fin dalla scuola ai bambini si insegna ad essere i primi e a vincere per poter essere ammirati.
         La competizione ha un aspetto positivo: sviluppa al massimo le energie e le capacità. Spinge a dare il meglio di sé. Ma essa ha anche degli aspetti negativi. Per uno che vince, quanti perdono, si scoraggiano e non riescono a sviluppare le proprie capacità? Incapaci di emergere, cadono sempre più giù nella mancanza di autostima. Coloro che hanno salito la scala della promozione sociale, tendono spesso a disprezzare coloro che non ci sono riusciti.
         Anch’io facevo parte di questo mondo competitivo.
         Poi ho incontrato Raphaël e Philippe in un manicomio vicino a Parigi, dove erano rinchiusi dietro a muri imponenti. Era un luogo lugubre. La prima cosa che ho scoperto vivendo con Raphaël e Philippe è stata la profondità della loro sofferenza. Col tempo ho realizzato come la vita comunitaria tra persone con disabilità mentale e persone venute per condividere la loro vita andasse controcorrente rispetto alla cultura corrente.
         Poco tempo dopo l’inizio dell’Arca, ho scoperto una frase del vangelo di Luca, in cui Gesù dice:

         Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non t’invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato (Lc 14,12-14).

(Jean Vanier, “Un’Arca per i poveri”)

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