Il 16 luglio 1228, a due soli anni dalla morte, papa Gregorio IX canonizzò Francesco d’Assisi. Nella Bolla di canonizzazione (Mira circa nos), Francesco è paragonato al Sansone biblico che, con una mandibola d’asino– la cavalcatura del Cristo, re umile e di pace – sconfisse i filistei. La forza e il fervore di Francesco emanavano dalla sua predicazione fatta di semplicità, non adorna dei colori della persuasiva sapienza umana, bensì della potente forza di Dio (1Cor 1,17.27). Un linguaggio, il suo, capace di affascinare senza bisogno di ricorrere al sarcasmo o all’aggressività che fuoriescono spesso dalle nostre “mandibole” contemporanee. Anche il giovane Francesco, mercante e aspirante cavaliere, fu attratto dalle chimere mondane del suo tempo: per questo possiamo imitarlo e convertire il nostro cuore affannato, caotico, amareggiato da relazioni superficiali e da mancanze d’amore. Incontrando Cristo, Francesco iniziò a vivere e a camminare con e come i più deboli, ad affidarsi quotidianamente alla Provvidenza, ad amare come il Cristo del Vangelo, un Dio vicino e misericordioso.