COERENZA – 17 Agosto 2019        

         “Hai imparato a parlare con una precocità straordinaria“, mi ripeteva spesso mia madre, “peccato che, quasi subito, tu abbia smesso di farlo“.
         Il grande, interminabile, certosino silenzio della mia infanzia! Silenzio che era della bocca, ma non del cuore. Nelle profondità più segrete della mia persona il dialogo era ininterrotto, e di un’intensità quasi assordante. Per natura avevo – e ho – una straordinaria capacità di osservazione, e un’altrettanto formidabile memoria.
         Vedevo tutto ciò che non era coerente.
         Coerente a che cosa?
         Coerente a quella sete di verità che, da sempre, si agitava nel mio cuore.
       Cercare il Numero più grande, il Numero che genera gli altri numeri era un modo per dare un volto a quell’entità che intuivo sostenere l’intero universo. Nessuno intorno a me parlava di queste cose, così andavo in giro cercando un po’ a tentoni e, in questa ricerca, era inevitabile che prima o poi mi incontrassi con il dramma dell’imperfezione.
         I numeri erano assolutamente perfetti, ma gli uomini?
         Più crescevo, più mi pareva che, in loro, ci fosse qualcosa che li rendeva molto diversi dai numeri, e anche dai fiori. Dai fiori e dai minerali, da tutta quella parte osservabile di natura che riproduceva in sé un’ammirabile e misteriosa precisione. La rigorosa disposizione dei petali di una margherita e quella, ancor più rigorosa, della struttura cristallina del quarzo non riuscivo a ritrovarle in tutto ciò che riguardava i miei simili.         C’era una varietà imprevedibile tra le persone, ed era una varietà che tendeva al negativo.
         Il dispetto, la cattiveria, la prepotenza da dove venivano? Ero totalmente indifesa davanti alla maligna banalità quotidiana dell’umano.

(Susanna Tamaro, “Un cuore pensante“)

 

Articoli consigliati