UNA PACE IMPETRATA E COSTRUITA – 29 Maggio 2019

           

         Considerare la pace come acqua ricavata dai nostri pozzi è un tragico errore di prospettiva di cui, prima o poi, pagheremo le spese. All’atto pratico, facciamo affidamento più sulle mediazioni diplomatiche che sull’implorazione, più sulla bravura delle cancellerie della terra che sulla forza impetrativa della preghiera, più sull’abilità dei politici che sulla tenacia dei contemplativi. Quando la riflessione delle nostre comunità riuscirà a scoprire che i pozzi della pace sono le stimmate del Risorto?
         Per un altro verso non è raro il rischio opposto del disimpegno, coperto dall’alibi comodo che la pace è una realtà che viene dal Cielo. Una specie di fatalismo fa ritenere inutili, se non addirittura controproducenti, le scelte di campo, le prese di posizione, le decisioni coraggiose, le testimonianze audaci, i gesti profetici. È un bluff limitarsi a chiedere la pace in chiesa, e poi non muovere un dito per tracciare i percorsi concreti di una educazione autentica alla pace. La pace è un’acqua che scende dal cielo, ma noi dobbiamo canalizzarla affinché, attraverso le condutture approntate dalla nostra genialità, giunga a ristorare tutta la terra.

(don Tonino Bello)

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