PER QUALE PACE SPENDERSI – 28 Maggio 2019

         Oggi le parole sono diventate così «multiuso», che non puoi più giurare a occhi bendati sull’idea che esse sottendono. Anzi, è tutt’altro che rara la sorpresa di vedere accomunate accezioni diametralmente opposte sotto il mantello di un medesimo vocabolo. Guaio che è capitato soprattutto ai termini più nobili come pace, amore, libertà.
         Per quel che riguarda la pace, pare che questa sindrome dei significati stravolti fosse presente anche in tempi remoti, se è vero che perfino nella Bibbia troviamo denunce del genere: «Essi parlano di pace, ma nel loro cuore c’è malizia» e tramano la guerra (cfr. Sal 28,3).
         Con questo non si vuol dire che il termine «pace» indichi inequivocabilmente una realtà dai contorni così ben definiti da escludere nettamente zone di valori limitrofi. È difficile tracciare la linea di demarcazione che distingue l’area della pace da quella propria della libertà, o della giustizia, o del perdono, o dell’accoglienza, o della verità. Ed è fatica improba disegnare sulle mappe lessicali gli spartiacque di questi valori. Sicché, se le immagini possono aiutarci a capire, dovremmo dire che la pace, più che una stella è una galassia, più che un’isola è un arcipelago. A fare difficoltà, però, non è lo sfumare della pace propriamente detta nelle fasce degli altri concetti viciniori con i quali, per così dire, essa ha rapporti stretti di consanguineità. Ciò che crea problema invece, è quella terribile operazione di contrabbando secondo cui si espongono nella medesima vetrina, magari con la medesima etichetta, prodotti completamente diversi.
         Diciamocelo francamente: la pace la vogliono tutti; nessuno è così spudoratamente perverso da dichiararsi amante della guerra. Ma la pace di una lobby di sfruttatori è la stessa perseguita dalle turbe degli oppressi? La pace delle multinazionali coincide con quella dei salariati sottocosto? La pace voluta dai dittatori si identifica con quella sognata dai perseguitati politici? Si rende indispensabile, almeno per noi credenti, fissare dei criteri sulla cui base selezionare il genere di pace per il quale valga la spesa di impegnarsi in una scommessa.

(don Tonino Bello)

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