LA PREGHIERA MI FA CONOSCERE DIO – 21 Dicembre 2018

         «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!” » (Rm 8,15).
         La preghiera, a poco a poco, ci conduce a un’autentica conoscenza di Dio.
         Non un Dio astratto, lontano, il «grande orologiaio» di Voltaire o il Dio dei filosofi e dei sapienti, e nemmeno quello di una certa teologia fredda e cerebrale, ma il Dio personale, vivo e vero, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Il Dio che parla al cuore, secondo l’espressione di Pascal.
         Non un Dio su cui ci accontentiamo di alcune idee ricevute dalla nostra educazione o dalla nostra cultura, oppure un Dio che sarebbe il prodotto di ciò che proietta la nostra psiche, ma il Dio vero.
         La preghiera ci aiuta a passare dalle nostre idee su Dio, dalle nostre rappresentazioni (sempre false o troppo anguste) a un’esperienza di Dio. Ed è molto diverso.
         Il primo scopo di questa rivelazione personale di Dio, frutto essenziale della preghiera, è conoscerlo come Padre. Dio come fonte inestimabile di vita, come Origene, come dono inestimabile, come generosità, e Dio come bontà, tenerezza, misericordia infinita.
         Il bellissimo brano del libro di Geremia che annuncia la Nuova Alleanza si chiude con queste parole: «Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato» (Ger 31,33-34).
         Si conosce Dio nella sua grandezza, nella sua trascendenza, nella sua maestà e nella sua potenza infinita, ma nello stesso tempo nella sua tenerezza, nella sua prossimità, nella sua dolcezza, nella sua misericordia inesauribile. Questa conoscenza non è un sapere, ma un’esperienza viva di tutto l’essere.

 (padre Jacques Philippe)

Articoli consigliati