DIO ALLA RICERCA DELL’UOMO – 27 Maggio 2018

La vita spirituale vuole essere una esperienza di Dio che incontrato, conosciuto e amato diventa quel Dio che plasma tutta la vita del cristiano e le dà senso. Ma essendo Dio colui che non si può  vedere senza morire,  così recita l’adagio biblico, essendo il nostro Dio colui che nessuno ha mai visto, come si può fare esperienza di Dio? Ebbene il credente conosce una esperienza che trascende la sua stessa intelligenza e riguarda il suo cuore, il suo volere operare. È una esperienza che egli traduce con parole umane, “io sento”, “io credo” che Dio è presente, aderisco al Dio Vivente.

Queste parole, a volte in certe ore, sono talmente aderenti ai sentimenti di chi crede da sembrare racconti di ciò che uno ha visto, racconti pieni di autorevolezza, racconti affidabili. Altre volte pronunciati in ore di aridità, di oscurità, sono così deboli da lasciar spazio al dubbio. E tuttavia chi passa attraverso queste terre, a volte deserte, a volte feconde, continua a credere, ad aderire, a sentire un legame con il Dio Vivente. Si sente testimone della presenza o dell’assenza di Dio, ascoltatore della sua voce o del suo silenzio.

L’uomo è sempre un cercatore e in questa sua disposizione è sempre capace di cercare Dio, non fosse altro perchè l’alterità radicale, significata dalla morte, sta sovrana nella ricerca di senso dell’uomo.

È la morte che crea in noi la ricerca del senso. E tuttavia nel cristianesimo va detto, e oggi siamo in grado di comprenderlo meglio di ieri, che è Dio che viene alla ricerca dell’uomo. È Dio  che sempre previene l’uomo, è Dio  che gli propone l’avventura dell’Alleanza, l’esperienza spirituale, in cui è lui, attraverso lo Spirito a farsi sentire vicino e vivente.

Enzo Bianchi

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