AMICIZIA (Angelo Casati) – 8 Dicembre 2017

Sono tanti i segni.
Ma io vorrei limitarmi ad un’amicizia, legata a una casa, o nei pressi di una casa, perché l’amicizia non è chissà dove, è su questa terra, sfiora le case, sfiora i nostri volti, sfiora la carne.
La casa di cui vorrei parlarvi è quella di Betania, casa di un’amicizia: nel racconto della risurrezione di Lazzaro si dice: “Il tuo amico è malato” (Gv 11, 3), e ancora: “Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro (Gv 11, 5).
La casa di Betania, questa volta sfiorata dalla malattia e dalla morte, nel racconto di Giovanni (11, 1-44). Nel racconto affiorano scorci di amicizia, segnali di un legame profondo:
l’amico, uno su cui puoi contare; non c’è bisogno di molte parole. Gli mandarono a dire: “Il tuo amico è malato” (11, 1-5);
l’amico, uno che può essere in ritardo sui tuoi desideri: “Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”: all’amico puoi muovere un rimprovero, dolce ma non taciuto nel vangelo;
l’amico, uno che non sta al di fuori come gli amici di Giobbe, con parole al di fuori, ma entra: “si commosse, si turbò, scoppiò in pianto”. Nulla da spartire con gli uomini gelidi che sorvegliano i sentimenti;
l’amico, uno che ti porta fuori dalla casa della desolazione, ti fa guardare oltre, prolunga la visione, ti fa sognare la gloria di Dio: “…se credi, vedrai la gloria di Dio”;
l’amico, uno che non si rassegna alle parole di morte, alle situazioni di morte, fa segni di vita, dice parole di vita: “disseppellire Dio nei cuori devastati”, un compito che assegnava a se stesso Etty Hillesum;
l’amico, uno che non ti lega, ti sbenda, ti fa camminare, ti libera da tutto ciò che ti lega;
l’amico, uno che muore lui, perché tu viva: “Da quel giorno decisero di ucciderlo”.

Articoli consigliati