SPUNTI DI LECTIO DIVINA – 21 Agosto 2017

Leggere un testo  
Corsa significa leggere un testo biblico?
Cosa comporta la lettura e quando effettivamente un testo è letto?
Dobbiamo partire da un dato: l’uomo.
Qual è la caratteristica dell’uomo? Quella di esistere. Esistere, dal latino ex-sistere, significa “porsi fuori”, essere eccedenti.
Ma anche la Scrittura è una eccedenza; è un oggetto e allo stesso tempo è una promessa. Quindi, in quanto promessa, esce, eccede … In questa promessa il soggetto (Dio) non appare, quindi la Scrittura è un lascito, una eredità, un testamento. Ma esistere per l’uomo significa soprattutto interpretare. L’uomo esiste interpretando. Chi lo aiuta nella decifrazione del reale? La Scrittura, il Libro. Ma ad un patto: che l’uomo entri in dialogo. Ecco allora il valore
della lectio, della lettura come dinamica di relazione.
Ma cos’è un testo biblico, e come porsi davanti ad esso? Mettiamo in risalto, in modo sintetico, sette aspetti, consegnandovi oggi il primo.

1 . La rivelatività

Ogni pagina della Scrittura sacra è una rivelazione di Dio e dell’uomo.
E quando Dio si dice allo stesso tempo, a differenza dell’uomo, si dona. Il dirsi di Dio, come sappiamo, si è fatto carne (cf Gv 1,14) e da carne è poi divenuto Libro. Il Verbo fatto Libro permette a noi di accedere alla conoscenza di Dio (cf Gv 1,18). Ma nella Scrittura l’uomo perviene anche alla conoscenza di sé. Lo coglie molto bene l’orante del Salterio: «Nel rotolo del libro su di me è scritto» (Sal 40,8b).
Commenta Erri De Luca: «Leggere i libri sacri dà a volte la sorpresa di trovare se stessi in certi versi. Allora ci si sente raggiunti come d’estate dal frammento di cometa che s’incendia proprio davanti ai nostri occhi spalancati al buio». (don Sandro Carota osb)

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