LECTIO DIVINA – XIV DOMENICA T.O. / A – 9 luglio 2017

Zc 9,9-10; Sal 144,1-2.8-11.13-14; Rm 8,9.11-13;
Mt 11,25-30

Gesù, san Francesco, realizzano la loro missione tra incomprensioni e resistenze. Il Vangelo è accettato più facilmente dai ‘piccoli’ che con le virtù  della mitezza e dell’umiltà accolgono per primi la buona notizia del Regno. Essere ‘piccoli’ ci allontana dalle nostre sicurezze e volontà di potenza, aderiamo invece ad uno stile di vita forse precario ma aperto alla bellezza della fede. Il messaggio che ci viene dalla Parola di questa domenica è che non abbiamo il controllo della nostra vita, non abbiamo rifugi sicuri se non in Dio.
Commento alle letture
Nella prima lettura, il profeta Zaccaria annunzia la venuta del Re sulla groppa di un asino, percepiamo il carattere mite e pacifico del Re; infatti l’asino raffigura la pace al contrario dei cavalli che sono sinonimo di forza e potere e sono un segno di guerra. Questi due versetti annunciano la salvezza di Israele contro le nazioni limitrofe. Qui viene annunciata la venuta del Messia che eserciterà però un dominio pacifico. Zaccaria ci fa capire attraverso questi versetti che la vittoria del Messia non ci sarà attraverso un evento militare, di potenza ma solo attraverso la forza umile di Dio.

Nella seconda lettura, san Paolo evidenzia la  contrapposizione tra carne e Spirito,  tra le persone che si lasciano dominare dalle passioni disordinate e invece coloro che seguono la legge dello Spirito che da la vita. Al v. 9 ricorda ai cristiani di Roma che essi, in forza del dono dello Spirito che hanno ricevuto nel battesimo e della loro fede, non sono più sotto il dominio della carne ma dello Spirito: “lo Spirito di Dio abita in voi”. Essi hanno ricevuto lo stesso Spirito di Cristo, appartengono a Lui. Il peso della Legge, che sarebbe troppo pesante per la nostra fragilità, ci è stato tolto col dono dello Spirito che viene in nostro aiuto: “il mio gioco infatti è dolce e il mio peso leggero (Mt 11,30).
Commento al Vangelo
Le contraddizioni e persecuzioni che ha vissuto Gesù nella sua missione nella terra ci aprono alla comprensione del Vangelo di Matteo di questa domenica che inizia con un inno di lode e di benedizione di Gesù per il Padre: “ Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”(v. 25). Sono i ‘piccoli’ i depositari della sapienza. Il sapiente non è colui che conosce tante cose e sa dare le risposte a tutte le domande. Dio non si fa incasellare, la conoscenza di Dio è dinamica, frutto di un’esperienza di amore e non si ottiene tramite formule e schemi impostati in precedenza. E’ un’esperienza di cui non ne sapremo mai abbastanza. I piccoli, i fragili, sono quelli che ancora non sanno abbastanza, quelli che sentono il bisogno di imparare, disposti sempre a ricominciare. Chi pensa che la sua risposta sia sempre la migliore è superbo.
Si evidenzia anche la relazione intima tra Gesù e il Padre: riconoscere Dio come Padre aiuta Gesù a comprendere, attraverso la luce dello Spirito, le cose stesse di Dio “Tutto è stato dato a me dal Padre mio”( v. 27). La conoscenza di Dio non avviene tramite la Legge, si riconosce Dio come Padre facendo esperienza del Suo amore e questa esperienza  si ottiene solo dalla comunicazione che Gesù fa dello Spirito che lui stesso ha ricevuto. E’ per mezzo di Gesù che Dio si manifesta agli uomini:“ Nessuno conosce il Padre se non per mezzo del Figlio e colui al quale il Figlio lo vorrà rivelare”(v. 27).
Gesù, infine, invita l’uomo ad andare a Lui in ogni momento della vita, soprattutto nella fatica e nella sofferenza: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”(v. 28).
Commento francescano
Anche Francesco, come Gesù, realizza la sua missione in mezzo a incomprensioni e resistenze. L’Anonimo Perugino, descrive lo stile di vita povero e umile condotto dal Santo tra la sua gente di Assisi, con il conseguente scandalo prodotto sul padre, che lo malediceva, e sui concittadini, che lo ritenevano impazzito:

 “San Francesco camminava a piedi nudi, con indosso un abito misero, cinto i fianchi d’una vile cintura. E dovunque suo padre si imbattesse in lui, sopraffatto dal dolore, lo malediceva. Ma Francesco si accostava a un vecchio mendico, chiamato Alberto, chiedendogli lo benedicesse. Molti altri lo schernivano con parole ingiuriose; quasi tutti lo ritenevano impazzito. Lui però non se ne curava e nemmeno rispondeva, non preoccupandosi che di eseguire quello che Dio gli indicava. Non si appoggiava a ragionamenti di umana sapienza, bensì sull’irraggiamento e la forza dello Spirito”(Anon 9: FF 1496).   

E’ un Francesco che, con la sua scelta religiosa centrata sulla povertà e con la sua vita umile, è segno di contraddizione, condannato alla solitudine e al disprezzo della sua gente ma diventa così annuncio evangelico per gli altri nella pazienza dell’umiltà.
Orazione finale
O Dio che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo Regno, rendici poveri, liberi ed esultanti, a imitazione del Cristo tuo Figlio, per portare con Lui il giogo soave della Croce e annunziare agli uomini la gioia che viene da te. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

 

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