TOCCARE PER CREDERE – II DOMENICA DI PASQUA/A

16 aprile 2023 – II DOMENICA DI PASQUA/A

 

E’ curioso come il Vangelo della Domenica della Divina Misericordia abbia come personaggio centrale Tommaso, cioè proprio colui che a questa misericordia non crede, anche dopo aver visto Gesù, vivere, soffrire e morire. Tommaso dimostra di conoscere Gesù inteso come concetto,  è come tutti coloro che hanno imparato bene la lezione spesso straripetuta più volte ai corsi di Catechismo, ovvero “Dio ti ama”!, ma gli manca un dettaglio essenziale: non ha ancora fatto esperienza dell’Amore di Dio, non si è lasciato toccare profondamente da Lui, non lo aveva ancora incontrato nel suo cuore.

 

 

Dagli Atti degli Apostoli (2,42-47)

Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

 

 

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1, 3-9)

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

 

 

Dal vangelo secondo Giovanni (20, 19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Conoscere un fatto, un evento è diverso dall’averlo vissuto e provato. Ecco perché grazie a Tommaso (grazie a una incredulità visiva) emerge il valore e la portata della misericordia da parte di Dio (di farsi toccare). La misericordia cos’è se non un lasciarsi amare e toccare da Dio, nonostante le nostre povertà, anzi proprio le nostre miserie e le nostre fragilità sono proprio il luogo dove Dio vuole dimorare per esprimere il Suo Amore. Ma per lasciarsi amare e per farsi raggiungere da questo amore serve un profondo atto di umiltà, dato che è più difficile lasciarsi amare che lo stesso amare. Ma c’è un unico ostacolo che può impedire alla Bontà di Dio di raggiungerci: non sono i nostri peccati, nemmeno la presenza o l’irruenza degli altri, nemmeno il demonio che soprattutto con il senso di colpa cerca di recidere il nostro legame di figliolanza con Dio, ma questo ostacolo siamo noi stessi. Siamo noi stessi che decidiamo che Dio non debba amarci, o che non siamo degni di questo amore. Davanti al gesto misericordioso di Gesù di farsi toccare da Tommaso proprio in quello che Lui non crede (nella sua carne), pur di fargli superare i suoi dubbi e le sue diffidenze molteplici di fidarsi di qualcun altro diverso da se stesso, e davanti a un “amore” mondano e creaturale del demonio, che vuole solo tirarci dalla sua parte partendo il più delle volte dal vero, come una nostra ferita o un nostro fallimento, ma lo fa solo per condannarci, per farci chiudere in noi stessi e per non lasciarci amare, a che crediamo? Solitamente al secondo perchè è più credibile e vicino al nostro modo di pensare.

Si crede con più facilità a una menzogna che alla Verità, si crede più al male che al bene evidente.  Ma allora io mi chiedo, se Gesù, non ha avuto alcuna paura di mostrarsi nudo (in Croce), di farsi vedere piangere (davanti alla morte di Lazzaro) di farsi vedere triste e angosciato (nel Getsemani), dove invece la nudità, il pianto e il dolore, nella nostra mentalità o meglio nel nostro stupido orgoglio, non sono contemplate, perché dovremmo avere paura e vergogna noi di dimostrarci fragili e impotenti? Io penso che solo in questi momenti, che sono i più autentici, saremo davvero noi stessi, perché solo lì sarà visibile l’umanità e insieme la  Divinità di Gesù.

 

 

COMMENTO FRANCESCANO

Questa stessa misericordia di Dio usata davanti a questo medesimo atteggiamento che bisogna toccare per credere si è verificato anche davanti al corpo di S. Francesco:

Difatti, appena si diffuse la notizia del transito del beato padre e la fama del miracolo, una marea di popolo accorse sul luogo: volevano vedere con i propri occhi il prodigio, per scacciare ogni dubbio della ragione e accrescere l’emozione con la gioia.  I cittadini assisani, nel più gran numero possibile, furono ammessi a contemplare e a baciare quelle stimmate sacre. Uno di loro, un cavaliere dotto e prudente, di nome Gerolamo, molto noto fra il popolo, siccome aveva dubitato di questi sacri segni ed era incredulo come Tommaso, con maggior impegno e audacia muoveva i chiodi e le mani del Santo, alla presenza dei frati e degli altri cittadini, tastava con le proprie mani i piedi e il fianco, per recidere dal proprio cuore e dal cuore di tutti la piaga del dubbio, palpando e toccando quei segni veraci delle piaghe di Cristo. Perciò anche costui, come altri, divenne in seguito fedele testimone di questa verità, che aveva riconosciuto con tanta certezza e la confermò giurando sul santo Vangelo.

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