25 giugno 2023 – XII DOMENICA T.O./A
Il Vangelo della XII Domenica del Tempo Ordinario si inserisce all’interno del cosiddetto “discorso missionario” con cui Gesù manda i suoi discepoli come pecore in mezzo ai lupi (Mt 10, 16), ma al contempo li rassicura con l’esortazione “Non abbiate paura”, ripetuta nel testo per ben tre volte. La paura è un sentimento profondamente umano, ma Gesù ci incoraggia, dicendo che essa non è destinata a distrarci o limitarci nel nostro essere suoi testimoni nella storia. Anzi, Egli ci invita ad annunciare apertamente (“dalle terrazze”: v. 27) la Verità di cui siamo resi testimoni grazie all’azione del suo Spirito in noi.
Dal libro del profeta Geremia (20, 10-13)
Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5, 12-15)
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.
Dal vangelo secondo Matteo (10, 26-33)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
L’esortazione di Gesù a non avere paura può essere tuttavia accolta e attuata soltanto se siamo disposti a scendere in profondità e a porci in un atteggiamento di fiducia di fronte alla precarietà, alle prove e alle cadute che quotidianamente siamo chiamati a vivere. Accogliere le nostre ferite e debolezze ci consente di non fermarci alla paura, ma di crescere nella fiducia in un Padre che si fa custode e difensore nostro, al punto da trasformare ogni lamento e lutto in gioia e lode, come quella del profeta Geremia nella prima lettura: “Il Signore è al mio fianco come prode valoroso”.
Così commentava questo brano papa Benedetto XVI: «Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane, la Parola di Dio è chiara: chi “teme” Dio “non ha paura”. […] Chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre: chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura».
È proprio nella prova e nella debolezza – seppur spesso incomprensibile – accettata e accolta con fiducia, che permettiamo a Dio di manifestarsi dentro di noi, divenendo così testimoni autentici e incarnati della sua Parola. Lasciamo agire la Grazia nelle nostre ferite, perché il Signore possa trasformare ogni morte in resurrezione e scrivere così la nostra personale storia di salvezza con Lui.