SOLO L’AMORE SALVA – I DOMENICA DI AVVENTO/C

 

28 novembre 2021 – I Domenica di Avvento/C

 

Il Vangelo di Luca di questa domenica, la prima di Avvento, ci presenta un quadro che, ad una prima occhiata, spaventa e lascia interdetti per via del tono quasi apocalittico; tuttavia, riflettendo bene sulle nostre vite, ci è sicuramente capitato di passare brutti periodi in cui abbiamo sentito il cuore pesante, il morso dello sconforto e, in questo caos, abbiamo percepito il vento di Dio che non ci abbandona, sempre vigile sopra il nostro veliero. Penetrando fin dentro i muscoli e le ossa, ci accompagna con una certezza: che non può esserci disperazione finché custodiamo la testarda fedeltà all’idea che la storia è un processo di salvezza. Tutto questo è possibile solo se restiamo vigilanti nella preghiera (21,36) come le antiche sentinelle, poste sulle mura della città (Is 21,12), che vegliano per denunciare i pericoli ed annunciare che una nuova alba sta per arrivare.

 

 

Dal libro del profeta Geremia (33,14-16)

Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.

 

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (3,12 – 4,2)

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

 

 

Dal vangelo secondo Luca (21,25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

 

L’Avvento c’invita a coniugare i tempi della storia con l’intima e profonda certezza che tutto si compie nel fragile e fuggitivo presente. Il dono dell’Avvento è un cuore leggero come la fiducia, quanto la speranza; non la leggerezza incosciente della piuma cullata dal vento, ma quella lucida dell’uccello che fende l’aria e si serve del vento per andare più lontano. Dobbiamo avere un cuore attento, che legga la storia come un grembo di nascite: questo mondo porta un altro mondo nel grembo, un sogno da trasformare in vita, perché non si ammali. Vivere con attenzione, percepire le piccole enormi meraviglie della vita. I Vangeli d’Avvento usano questo doppio registro: fanno levare il capo verso le cose ultime, verso Colui-che-si-fa-vicino, e poi abbassare gli occhi verso le realtà terrene, dentro e attorno a noi. Ci aiutano a vivere attenti, ad abitare questa terra con passo leggero, custodi dei giorni e pellegrini dell’eterno, guardando negli occhi le creature e fissando le immensità del cosmo, attenti al venire di Dio e al cuore che si fa stanco, pronti ad un abbraccio che lo alleggerisca di nuovo e lo renda potente ed etereo come la brezza mattutina.

L’Avvento ci ricorda che la vita non è sempre una costruzione solida, precisa, finita, ma è una realtà in divenire, fatta anche e soprattutto di germogli, a cui non ti puoi aggrappare, che non ti possono dare sicurezze, ma che regalano un sapore di nascite e di primavera, di nuove rinascite. Oggi, cominciando un nuovo anno liturgico, ci riproponiamo di rinnovare il nostro entusiasmo e la nostra lotta personale che ha come scopo la santità, propria e di tutti. A questo ci invita la Chiesa stessa, ricordandoci, attraverso il Vangelo di oggi, la necessità di essere costantemente preparati, di essere sempre “innamorati” del Signore, di non “distrarci” da Lui perché, quando questo succede, i nostri cuori non battono più all’unisono con Dio. Per questo il Signore ci dice: «Vegliate e pregate in ogni momento» (Lc 21,36). In ogni momento! Questa è la giusta dimensione dell’amore. La fedeltà non si basa su un’alternanza variabile in base al tempo atmosferico, l’amore deve essere permanente e costante. Se vivessimo ogni giorno nella consapevolezza che solo l’amore salva, vedremmo rinascere quotidianamente il Signore nei nostri fragili cuori rendendo la sua venuta un ritorno alla vita anche per noi .

La venuta del Signore non si conclude con la scoperta dell’amore, ma inizia con il quotidiano impegno nell’amore di ognuno di noi!

 

 

Commento francescano

Stiamo bene in guardia, perché, sotto pretesto di ricompensa, di opera da fare e di un aiuto, non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore. Ma, nella santa carità, che è Dio, prego tutti i frati, sia i ministri che gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, adorare e onorare il Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose. (Regola non bollata, XXII, 26: FF 60)

San Francesco ci raccomanda di vigilare: se stiamo vivendo i nostri impegni come qualcosa che ci allontana e distoglie dalla relazione con Dio, allora è bene prenderne risolutamente le distanze per ricalibrarci a partire da Lui. “Non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore”.

Può capitare di separarci progressivamente e impercettibilmente da Dio-padre, seguendo i sentieri della tiepidezza, della menzogna e dell’idolatria. La maggior parte delle volte siamo convinti che il sentiero è buono “sotto pretesto di ricompensa, di opera da fare e di un aiuto”, illusi di essere nel giusto. L’unica cosa da fare è stare bene in guardia, cioè prestare attenzione e valutare onestamente i nostri comportamenti, sentimenti  e reali intenzioni. Così ci si può ravvedere e tornare “a servire, amare, adorare e onorare il Signore Iddio”.

 

 

Orazione finale

Padre, donaci un cuore semplice e vigilante, capace di vivere scorgendo te in ogni cosa e di attenderti quando non riesce a contemplarti. Per Cristo Nostro Signore. Amen

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