La vocazione è un dono di Dio, e bisogna custodirla. Nelle vocazioni sacerdotali e della vita religiosa il Signore chiama e la persona chiamata dice: “Io voglio essere suora, voglio essere prete…”. E incomincia un cammino, da accompagnare con normalità. Normalità. Io ho paura dei seminaristi che assumono una “posa”, ho paura, perché non sono normali. Tu vuoi essere prete? Devi essere un uomo vero che va avanti. Tu vuoi essere suora? Devi essere una donna matura che va avanti. Mai rinnegare l’umanità. Che siano normali, perché il male che fa un sacerdote nevrotico è terribile! E il male che può fare una suora nevrotica è terribile! Accompagnarli nella normalità: primo. Secondo: accompagnarli nella fede. Che crescano nella fede, nel capire la bellezza di Dio, il cammino di Gesù, e che la propria vita cambia nel rapporto con la preghiera. Terzo: accompagnarli nell’appartenenza comunitaria. Un prete isolato dalla comunità non va: è uno “zitellone”. Zitello è quello che non si sposa e diventa vecchio e tutta la vita rimane da solo. No, il sacerdote non dev’essere uno “zitellone” isolato, dev’essere un padre. La paternità: educarli nella paternità e nella fraternità. Lo stesso con la suora: la suora deve imparare ad essere madre di tanta gente. Ma la suora ha un vantaggio sul sacerdote, un grande vantaggio – per questo credo che le suore sono più importanti dei sacerdoti – in questo senso: loro sono l’icona di Maria e della Chiesa. È bello! L’icona di Maria. Una suora è l’icona della Madonna e della Chiesa. Educarla così, e in comunità, sempre.
(Papa Francesco ai giovani della diocesi di Grenoble-Vienne, Settembre 2018)