«Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46).
Ti si sta avvicinando la morte. Non la fine della vita corporale, che è liberazione e pace, ma la morte nel senso di ultimo abisso. Si sta avvicinando la morte quale paurosa impotenza, desolazione schiacciante in cui nulla più esiste se non un abbandono che è bruciante. E in questa notte dello spirito e dei sensi, la tua anima persiste nella preghiera. O preghiera di un Dio derelitto! Se tu, Gesù, preghi in tal modo, se tu preghi in tale miserrimo stato, ci può mai essere un abisso dal quale non sia consentito invocare il Padre tuo? Ci può mai essere una disperazione la quale non riesca, cercando rifugio nel tuo abbandono, a trasformarsi in preghiera?
Per fare del tuo sconfinato abbandono una preghiera, pregasti l’inizio del Salmo 22: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Questa antichissima lamentazione innumerevoli generazioni avevanopregato prima di te, parole già improntate dall’uso liturgico. Con tali parole hai potuto dire tutto. Insegnami a pregare con le parole della tua Chiesa, così che esse diventino le parole del mio cuore.
(Karl Rahner)