LECTIO DIVINA – 21 MAGGIO 2017

Lectio Divina 21 Maggio 2017

“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva
questi è colui che mi ama”.

Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voiper sempre lo Spirito della verità La liturgia della VI Domenica di Pasqua introduce nell’attesa dello Spirito. Gesù prepara i discepoli al momento del ritorno al Padre: che ne è del loro cammino, rimangono essi orfani? Il dono dello Spirito attesta la presenza del Signore Gesù nella vita dei discepoli, realizzando l’unità tra Gesù e loro: “In quel giorno saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi”.
Gesù nel brano evangelico proposto in questa Domenica sta per offrire la vita per noi. È bene per noi che se ne vada (Gv. 16,7). Proprio così ci prepara il posto e ci apre la via della verità e della vita,
per essere anche noi dove lui è (vv. 1-14). Per questo unitamente al Padre, ci manda il Paraclito (v.16). Non ci lascia soli: se lo amiamo lo portiamo nel cuore e lui abita dentro di noi. Questo è il suo ritorno definitivo a noi. Con il suo andarsene inizia la sua nuova presenza, l’alleanza nuova ed eterna che Dio a promesso per bocca dei profeti. Il tema dell’alleanza fa da sottofondo al discorso di congedo di Gesù. Mai nominata esplicitamente, è descritta attraverso le sue caratteristiche: amore e osservanza della Parola, presenza e immanenza reciproca,dono dello Spirito e di un cuore nuovo (cfr. Ez 36,22-38; Ger 31,31 ss ). Queste parole di Gesù sono difficili da spiegare perché semplici come l’acqua e il pane: le conosce chi ne gusta. Esse riferiscono ciò che costituisce ogni relazione positiva tra le persone: amare e osservare la parola dimorare con/presso/in, e vedere vivere e conoscere, manifestare e dire, ricordare e insegnare pace e gioia. Chi ama, infatti, osserva la parola dell’amato, dimora con/presso/in Lui; quindi lo vede vive di Lui e lo conosce. La parola che lo manifesta, è per lui fonte di pace e di gioia. L’amore per Gesù ci fa entrare nella nuova alleanza, stabilendo un rapporto con Dio fondato suo amore di Padre che il Figlio è venuto a comunicarci. Dio non è più lontano: è con e presso di noi, addirittura in noi mediante lo Spirito che ci riempie della sua conoscenza e ci fa sua dimora. L’andarsene di Gesù è la glorificazione del Figlio dell’uomo e di ogni figlio dell’uomo. Amare Gesù, il Signore, è il centro del cristianesimo, compimento del precetto “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5).Ora i discepoli sono in grado di amarlo. Hanno visto come lui li ama con tutto il cuore con tutta l’anima e con tutte le forze: si è
fatto loro servo e ha dato la vita per loro, anche se lo rinnegano e tradiscono. Egli è fedele a noi e ci ama di amore eterno (Sal 117; Ger 31,3). Il nostro amore per lui è risposta al suo amore per noi che ci vuole simili a Lui. Per questo Pietro nella II lettura chiede ai cristiani di rendere ragione della speranza che li anima “con dolcezza e rispetto” del cammino altrui e “con retta coscienza”, disposti a soffrire operando il bene, piuttosto che facendo il male, come Cristo. Questa esortazione che Pietro rivolge ai cristiani provenienti dai pagani li esorta alla costanza. Infatti, come Cristo trionfò così essi trionferanno. Il loro battesimo è il pegno del loro trionfo, perché li rende partecipi della sua risurrezione. Filippo, negli Atti degli Apostoli, (I lettura) intraprende l’evangelizzazione della Samaria senza dipendere da alcuno; benché abbia avuto un grande successo la sua attività non è considerata da Luca come pienamente autorizzata. È per questa ragione che la nascente Chiesa istituzionale invia Pietro e Giovanni i quali mediante l’imposizione delle mani conferiscono lo Spirito e incorporano nell’ovile l’immatura comunità cristiana della Samaria. Luca fa capire che lo Spirito è donato soltanto nell’unione con il collegio autorizzato dei Dodici. Lo Spirito è dato a chi è immerso “nel nome del Signore Gesù” dà forza all’annuncio di Cristo, che dona libertà dal male e guarigione del cuore.

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