I discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non avete capito ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito?».
Mc 8,14-17
Ognuno di noi, un po’ come i discepoli di allora, può essere tentato di farsi una barca tutta per sé, garantita contro ogni rischio, anziché accettare quella povera barca che Cristo ci propone: attrezzata del solo pane di cui tutti viviamo e che spezziamo tra noi perché tutti ne abbiano in abbondanza.
Siamo cioè anche noi tentati di farci una nave di lusso, e prendere il largo ognuno per sé. Padronissimi di farlo. Ma sarà poi difficile che in una barca del genere si possa accogliere Gesù, anche solo come passeggero.
È giusto allora lo smarrimento dei discepoli nella barca. È sincero: fa loro onore. E vale anche per noi. Peccato solo che noi abbiamo più zavorra di loro. Durante i secoli, per strada, anche nelle nostre istituzioni, ne abbiamo raccolte di cianfrusaglie, col rischio di apparire più eredi del tempo passato che testimoni del futuro di Dio.
Se la barca non regge, è chiaro che ogni tanto si faccia vivo il nocchiero e rovesci banchi e spazzi tutto. Tanto per renderla di nuovo agibile.
«Non abbiamo che un solo pane».
Appunto, non bisogna avere che quello!