LECTIO DIVINA – 13 Gennaio 2019 – BATTESIMO DEL SIGNORE / C

 

 

Is 40,1-5.9-11; Sal 103,1-4.24-25.27-30; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

 

 

La grazia di Cristo ci rivela progressivamente l’essere figli, compiendo una graduale opera di liberazione in noi. “La fede ci rende liberi dalle illusioni, dalle false opinioni. Con la temperanza riusciamo a vincere l’attrazione delle passioni. La fede nella Provvidenza divina ci libera dalla paura, dalle circostanze sfavorevoli e dalle violenze umane. La carità vince il peccato. Anche il tempo collabora. Ci libera dalle pesanti preoccupazioni passate e ci avvicina all’eterna unione con Dio. L’iniziativa in tutta questa opera viene presa dallo stesso Dio. Da noi si esige soltanto il continuo e sincero fiat, il libero consenso al bene. Un tale consenso recò Dio nel mondo, e con tali consensi, la salvezza diverrà compiuta” ( Tomàš Špidlìk, Manuale fondamentale di spiritualità, p. 75-76).

 

 

Testo e commento alle letture

 

Dal libro del Profeta Isaia (40,1-5.9-11)

 

 «Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore,spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata,ogni monte e ogni colle siano abbassati;il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza,il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

 

Nell’AT si parla di tribolazione e ricompensa, di colpa scontata e premio. Si tratta del riflesso del pensiero umano che quantifica e stima il dare e l’avere. In fondo spesso anche noi pensiamo così, mettendo sulla bilancia quello che facciamo noi per Dio e quello che Dio fa per noi. Il Padre invece di recriminarci questo abominio, ci consola! Collabora persino con i nostri errori, se è l’unica strada che gli lasciamo aperta per raggiungerci. Il suo amore è così estremo che entra nel nostro peccato, pur di farsi trovare da noi. E da là, cerca di convincerci a collaborare con Lui, per amore nostro.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito (2,11-14;3,4-7)

 

È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

 

Nel NT si parla della grazia gratuita che attende di essere ricevuta dagli uomini per trasformarli. Una coscienza di Dio molto diversa da quella dell’AT. E’ accaduto che Gesù Cristo ha pagato per noi, ci ha salvati, non per opere giuste, ma per la sua misericordia. A noi viene solo chiesto di riconoscere e accettare questa verità, ossia che noi non abbiamo meriti, abbiamo solo debiti presso di Lui. Ricordarci di questo, a volte è sufficiente per ridarci la forza di camminare. Sentire che siamo debitori, ci aiuta a ricevere la grazia che Dio ci elargisce tutti i giorni e che ci consente di vivere nella gratitudine o di sopravvivere in situazioni umanamente insostenibili.

 

 

Testo e commento al Vangelo

 

Dal Vangelo secondo Luca ( 3,15-16.21-22)

 

         Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

            Con Giovanni l’acqua era solo un segno, con Gesù l’acqua è sacramento: ad ogni battesimo è Cristo che opera, facendo aprire il cielo e facendo scendere lo Spirito Santo (cfr Lc 3, 21-22). Il battesimo è quindi l’ingresso nella vita di Dio: si rinnova per noi il prodigio che il Padre ha inaugurato nella storia con Gesù. Il Padre ci tratta come il suo figlio amatissimo ad ogni eucarestia, ad ogni preghiera autentica, ogni volta che il cuore si pente davvero, ogni volta che riesce a ringraziare.

Tutta la nostra esistenza è un cammino battesimale di cui siamo responsabili, nella misura in cui viviamo il dono di Dio. Lui ci ha promesso la vita eterna già qui, noi dovremmo lasciarglielo realizzare. Per far vivere questo dono, dovremmo ogni giorno far morire una parte di noi stessi, eliminare qualcosa in noi perché in noi possa nascere qualcosa di Dio. Siamo come piante che hanno bisogno di essere potate ma non possono farlo loro stesse, allora è necessario che lo faccia il giardiniere, il Padre. Dio ci ha donato una coscienza che comporta l’onere-onore della libertà: per questo Lui attende che noi gli diamo il permesso per la potatura. Non solo, aspetta che gli indichiamo anche quale ramo tagliare (la rabbia, l’orgoglio, l’ingordigia, l’invidia, la pigrizia …). La potatura, come il fuoco dello Spirito Santo, elimina ciò che conduce alla dispersione delle energie impedendo di portare frutto. Solo nella vera fiducia nei confronti del Padre, troviamo il coraggio per consegnarci a Lui, lasciarci potare e farci liberare.

 

 

Commento patristico  

 

            Che utilità può avere un battesimo che deterge soltanto la carne e il corpo? “Battezzate l’anima dall’ira, dalla cupidigia, dall’invidia, dall’odio, ed ecco che il corpo è puro. Questo è infatti il significato degli azzimi, così che non compiate più le opere vecchie del lievito di malizia. Voi invece avete compreso tutte le prescrizioni in senso materiale e ritenete di aver compiuto il vostro dovere verso Dio anche se le mettete in pratica con l’animo pieno di inganno e di ogni altra malvagità” (San Giustino, Dialogo con Trifone, XIV).

 

           E’ necessario che la libertà dell’uomo, collabori con la grazia di Dio. San Giustino ci mostra una modalità di collaborazione, quella della Parola. La Scrittura parla all’uomo di azzimi e lievito vecchio (cfr 1Corinzi 5,7-8) per riferirsi ad un atteggiamento di sincerità o di malizia nell’uomo che riceve lo Spirito di Dio. A questa Parola, l’uomo può aderire con un’azione di consapevolezza rivolta a se stesso, oppure può respingerla.

 

 

Commento Francescano

 

             Onnipotente, eterno,giusto e misericordioso Dio,

concedi a noi miseri, per te stesso, di fare ciò che sappiamo che tu vuoi,

e di volere sempre ciò che a te piace,

affinché interiormente purificati,

interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo,

possiamo seguire le orme del diletto figlio tuo, nostro Signore Gesù Cristo,

e a te, o Altissimo, con la tua sola grazia pervenire (Lettera a tutto l’ordine, VII: FF 233).

 

L’onestà con cui San Francesco riesce e stare davanti al Padre è commuovente. Lui sa che tutto viene da Dio (a te, o Altissimo, con la tua sola grazia pervenire) e si consegna a Lui senza nascondere nulla di se stesso. Presenta davanti all’Altissimo la miseria sua e di tutti gli uomini (concedi a noi miseri), implorando l’unico aiuto possibile, quello divino. E’ preghiera che scaturisce da una profonda consapevolezza della natura umana.

 

 

Orazione finale

 

Padre, donaci la tua grazia per riaccendere in noi l’esperienza del battesimo. Illumina le nostre menti e i nostri cuori affinché possiamo vivere in pienezza la nostra vocazione. Amen.

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