LECTIO DIVINA – III Domenica di Avvento / B – 17 Dicembre 2017

   

                       Is 61,1-2.10-11; Sal Lc 46-50.53-54; 1 Ts 5, 16-24; Gv 1,6-8.19-28

 

 

Questa terza Domenica di Avvento è per tutti i cristiani la Domenica della gioia”, infatti l’antifona di ingresso della  messa inizia con le parole dell’apostolo Paolo: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”. L’invito di Paolo ci spinge ad attendere il Signore con la speranza, con la preghiera e con la vigilanza nel cuore.

 

Commento alle letture  

 

La prima lettura è tratta da Isaia; il profeta ci consegna la sua esperienza più intima, che è quella dell’essere pervaso, abitato dallo Spirito del Signore Dio: “Lo Spirito del Signore è su di me”. Questa esperienza trasforma la sua identità, rendendolo proprietà del Signore, luogo dove Dio si manifesta: “Mi ha consacrato con l’unzione”. L’unzione è un rito antico con cui si consacrano o il re o il sommo sacerdote. Il profeta è scelto da Dio per portare il lieto annuncio ai poveri, per testimoniare che è finito il tempo della desolazione e dell’afflizione ed inizia un tempo di lode e di ringraziamento a Dio. Il vero profeta è colui che attira lo sguardo su ciò che Dio sta compiendo giorno dopo giorno, nella pazienza di chi sa che per far crescere tutte le cose ci vuole tempo.  

 

Nella seconda lettura l’apostolo Paolo raccomanda di stare lieti, di pregare, di “vagliare tutte le cose” per scegliere solo le ‘buone’ per la vita dell’uomo ed essere pronti con lo spirito, la mente e  il corpo ad accogliere il Signore che viene. Ciò che l’apostolo raccomandava allora è oggi valido anche per noi, infatti tutto il nostro essere deve essere libero dai condizionamenti per poter accettare la venuta del Cristo. Paolo rivolgendosi ai Tessalonicesi afferma: “Non spegnete lo spirito, non disprezzate le profezie”,  è un invito da parte dell’apostolo a mantenere ‘attivo’ lo Spirito di Dio dentro di noi, con la preghiera e con le opere. 

 

Commento al Vangelo

 

L’evangelista Giovanni, nel suo brano evangelico di questa terza Domenica di Avvento, ci parla di Giovanni Battista: non ne fa una biografia, ma ciò che gli interessa è la sua testimonianza resa a Gesù. Tutta l’identità del Battista è raccolta nel suo essere testimone, “inviato da Dio”.  E’ Dio che si rivela attraverso il testimone, raggiunge l’umanità e la illumina. Il testimone orienta verso la luce, non verso di sé

Giovanni Battista dà la sua testimonianza durante un interrogatorio da parte di una delegazione di sacerdoti e leviti inviata da Gerusalemme. Sembra un processo con domande incalzanti: “Tu chi sei?”, “Cosa dici di te stesso?”, “Perché battezzi?”.  Giovanni confessò di esserevoce’,  la stessa “voce” di Isaia che gridava nel deserto per preparare le vie al Signore. Attraverso il Battista, la Parola di Dio si fa udire agli uomini. Oggi, anche noi dobbiamo essere ‘voce’ per far udire agli uomini del nostro tempo la Parola del Padre. 

Giovanni annunzia il Verbo percorrendo la stessa via di Cristo vivendo in umiltà e afferma: “a Lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.  Non dice chi è, dice chi non è: “Io non sono il Cristo”, non incentra l’attenzione su se stesso ma indica l’Altro che deve venire.  

Anche a me è rivolta la domanda “Tu chi sei”? Io non sono la creatura prestigiosa che vorrei essere né insignificante che temo di essere, non sono ciò che gli altri credono di me, né santo, né solo peccatore, né sono il mio ruolo e neanche ciò che appaio. Anche io sono voce, abitata e attraversata da parole più alte di me, strumento di Qualcuno che viene prima di me e  che sarà dopo di me. Io sono voce e solo Dio è la Parola. Prepariamo i nostri cuori ad accogliere la Vita che viene ogni giorno nella nostra storia e nei nostri fratelli.

 

Commento Francescano:

 

Dalla Leggenda Maggiore di san Bonaventura ( FF 1020 ) leggiamo: “Sul beato Francesco, poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo  sguardo con tanta benignità, che  non soltanto lo sollevò dalla polvere della vita mondana, ma anche lo rese tale che facesse professione della perfezione evangelica, ne fosse la guida e l’araldo, e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli”.

 

Orazione finale

 

O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del tuo Regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene. Egli è Dio, e vive e regna con te…

 

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