Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19).
Se vi dedichiamo tempo e fedeltà, la preghiera si rivela per la nostra vita un meraviglioso “centro unificante”. Nell’incontro con Dio, affidando ogni giorno con fiducia fra le mani del Padre tutto ciò che costituisce la nostra esistenza, gli avvenimenti e le circostanze che la compongono, questi vengono come poco per volta integrati, sottratti al caos, alla dispersione, all’incoerenza. La vita trova allora la propria unità profonda. Dio è il Dio Uno e colui che unifica il nostro cuore, la nostra personalità, tutta la nostra esistenza.
Grazie all’incontro regolare con Dio nella preghiera, alla fine tutto diviene positivo: i nostri desideri, la nostra buona volontà, i nostri sforzi, ma anche la nostra povertà, i nostri errori, i nostri peccati. Le circostanze felici ed infelici, le scelte buone o meno buone, tutto è come “ricapitolato” in Cristo e diventa grazia. Tutto finisce per acquistare senso e integrarsi in un cammino di crescita nell’amore.
Nei racconti dell’infanzia di Gesù il Vangelo di Luca ci dice a proposito della Vergine: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Tutto ciò che Maria viveva, le grazie ricevute, le parole ascoltate, gli avvenimenti trascorsi, luminosi oppure dolorosi o incomprensibili, ella li conservava nel suo cuore e nella sua preghiera; tutto finiva così per recuperare il proprio senso, non in virtù di un’analisi intellettuale, ma grazie alla sua preghiera interiore.
All’inverso, senza la fedeltà agli appuntamenti della preghiera, la nostra vita rischia fortemente di non trovare la propria coerenza.
(padre Jacques Philippe)