COME UN ARABO NEL DESERTO  – 7 Ottobre 2018

         Ogni anno eravamo soliti fare un lungo pellegrinaggio nel deserto. Andavamo, guidati da nomadi buoni conoscitori del deserto, con una truppa di cammelli.
         Tutte le mattine –immancabilmente- un cammello a turno fuggiva lontano. Ci avevano avvisato di non corrergli dietro cercando di acchiapparlo, di non gridare, di lasciarlo partire tra l’indifferenza generale. Passato il mezzogiorno si scorgeva un punto all’orizzonte che si avvicinava sempre di più: il fuggitivo tornava. Quando, dopo alcune ore dall’apparizione, il fuggitivo era abbastanza vicino al gruppo, un arabo si avvicinava a lui dolcemente, senza grida, senza recriminazioni, senza alzare le mani, e cominciava a camminargli accanto cantando sommessamente. E questo accompagnamento durava fino all’arrivo di tappa. Il giorno dopo il trasfuga di ieri era quello che offriva per primo il suo dorso, e un altro fuggiva.
         Così sentivo che a poco a poco Uno si avvicinava a me. L’arabo mi offriva il modello di comportamento. Dovevo avvicinarmi dolcemente, senza protestare, senza gridare, e camminare in questa prossimità. Lì comincia l’esperienza dell’Altro.

(Arturo Paoli)

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