LECTIO DIVINA – 9 Aprile 2018 – Annunciazione del Signore – Solennità / B

 

 

 Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39 (40); Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Oggi è la festa dell’incontro tra Dio e l’umanità da lui creata ed amata. La storia della salvezza si intreccia con la ferialità. L’Onnipotente sceglie di rendersi impotente dinanzi alla libertà umana da Lui stesso desiderata e ‘chiede il permesso’ per entrare nel mondo, per farsi nostro compagno di viaggio a tutti gli effetti. Attende la disponibilità da una giovane donna: «Ecco, concepirai un figlio». E lei, Maria, acconsente: «Ecco la serva del Signore» (cfr. Lc 1,3.38).

 

Commento alle Letture

        

Nella prima Lettura (Is 7,10-14; 8,10c) l’annuncio del profeta Isaia al re Acaz sembra andare ben oltre la nascita dell’erede Ezechia, per raggiungere quel discendente di Davide grazie al quale si sperimenterà definitivamente la vicinanza di Dio al suo popolo: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi». L’evangelista Matteo e la fede della Chiesa vedranno in Cristo la realizzazione perfetta di quella profezia. Con l’incarnazione Dio manterrà la sua promessa. Non siamo più soli. Dio è con noi, abita con noi. Quanta speranza può dare ciò a chi vive l’emarginazione, il disprezzo, l’incomprensione! Quanta gioia, quanta pace! Quanta forza per risorgere!

        

La seconda Lettura (Eb 10,4-10) vuole aiutarci a capire come l’obbedienza a Dio vale più di qualunque sacrificio che possiamo inventare con la nostra pseudo-spiritualità e Gesù, modello supremo della nostra fede, anche in questo ci ha dato l’esempio. «Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (10,7): Gesù ha imparato a dirlo «entrando nel mondo» (10,5) e ha scelto di offrire il suo corpo e tutto se stesso per noi. Da Gesù impariamo che non c’è niente di più sacro (da cui la parola sacrificio) che aderire col cuore e con la vita al disegno d’amore che Dio ha su di noi.

 

Commento al Vangelo

        

I profeti dell’Antico Testamento ci narravano che, da sempre, Dio ha detto «Eccomi, eccomi» a chi non lo cercava (cfr. Is 65,1). Il meraviglioso annuncio che in questa solennità ci viene dal Vangelo (Lc 1,26-38), è che finalmente in Maria l’Eccomi di Dio trova risposta, e una degna risposta. Come un’eco. Amore da sempre respinto, ora Dio si sente accolto. L’uomo dice Sì e Dio non può non venire.

Maria, fidanzata a Giuseppe, aveva dei progetti per una vita senz’altro bella e alla luce della fede, ma probabilmente abbastanza diversi da quanto adesso le viene proposto e che, tra l’altro, non appare neanche del tutto chiaro. La ragazza di Nazaret ha un cuore puro e una disponibilità totale; Dio bussa piano alla sua porta e la trova pronta. I sogni di Maria aderiscono al Sogno di Dio. Anche ciascuno di noi può riconoscersi come Maria coinvolto con Dio nel costruire la storia, chiamato a dare una risposta grande, che comporterà tante piccole risposte quotidiane non prive di fatica, ma colme di senso.

 

Commento patristico

        

«Vedi la prudenza? Vedi l’eccellenza della sua profonda umiltà? Dopo essere stata informata del concepimento e della nascita di un figlio e dopo aver saputo chi fosse e di chi sarebbe stato figlio, come si sarebbe dovuto chiamare, a chi sarebbe succeduto sul trono, dove avrebbe regnato e quale regno gli sarebbe stato attribuito, con voce piena di gioia, a sua volta risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Come se dicesse: Sono pronta e non c’è niente che possa impedirlo» (S. Andrea di Creta, vescovo).

 

Commento francescano

 

Nella vita di S. Chiara di Assisi c’è un Eccomi un po’ buffo e insieme molto significativo, che rivela tutta la sua umanità, il suo desiderio di ‘sororità’, la semplicità santa con cui si relazionava anche con il suo Signore. È l’ultima notte di Natale che trascorre in questo mondo, quando si lamenta dolcemente con Dio di essere rimasta… sola con lui. E stavolta è Dio che è pronto a rispondere.

«Narrava Chiara come, ne la notte de la Natività del Signore, non potendo essa per la grave infermità levarse del letto per intrare nella cappella, le sore andarono tutte al mattutino al modo usato, lassando lei sola. Allora essa suspirando disse: “O Signore Dio, ecco che so’ lassata sola ad te in questo loco”. Allora subitamente incominciò ad udire li organi e responsori e tutto lo offizio delli frati della chiesa de Santo Francesco, come se fusse stata lì presente» (FF 2996).

 

Orazione finale

 

Signore, insegnaci ad abbandonarci con fiducia a te, a consegnarci a te completamente, come Maria, senza attendere di aver tutto chiaro. Donaci di rispondere Eccomi a quell’Eccomi che tu per primo dici a noi da sempre e per sempre. Amen.

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