LA SOFFERENZA – 16 Agosto 2017

Il Salterio (i salmi) ci insegna a presentarci nel modo giusto a Dio nelle diverse sofferenze che il mondo ci procura. Grave malattia e totale abbandono da parte di Dio e degli uomini, minaccia, persecuzione, prigionia e ogni miseria immaginabile sulla terra: tutto ciò è noto ai salmi. Essi non negano la sofferenza, non si illudono al riguardo con pie parole, ma la mantengono come dura tentazione della fede, anzi talvolta non vedono altro al di là della sofferenza e tutti se ne lamentano con Dio.
Nei salmi non si mostra una troppo rapida rassegnazione alla sofferenza. Si passa sempre attraverso combattimento, angoscia, dubbio. Viene scossa la certezza nella giustizia di Dio, che lascia che i devoti siano colpiti dalla sventura, mentre permette agli empi di sfuggirla liberamente, e si mette in dubbio persino la volontà buona e misericordiosa di Dio. Troppo incomprensibile è il suo agire, ma anche nella più profonda disperazione Dio resta l’unico interlocutore. Non si attende aiuto dagli uomini né il sofferente perde di vista, nella sua autocommiserazione, l’origine e il fine di ogni miseria, ossia Dio. Egli combatte contro Dio per Dio. Al Dio irato viene rinfacciata infinite volte la sua promessa, la sua precedente benevolenza, la gloria del suo nome tra gli uomini.
Se sono colpevole, perché Dio non perdona? Se sono innocente, perché non pone fine al tormento e non dimostra la mia innocenza ai nemici? A tutte queste domande non vi è qui una risposta di tipo teorico, come neppure nel Nuovo Testamento. L’unica reale risposta si chiama Gesù Cristo e questa risposta nei salmi viene già implorata. Tutti questi sono infatti accomunati dall’addossare su Dio ogni pena e tentazione: “Non ce la facciamo più a sopportarla, prendila da noi e portala su di te, tu soltanto puoi averla vinta con la sofferenza”; questo è lo scopo di tutti i salmi di lamentazione. Essi invocano colui il quale si è fatto carico su di sé della malattia e ha sopportato tutte le nostre infermità, Gesù Cristo; lo predicano come l’unico ausilio nella sofferenza, perché in lui Dio è presso di noi.
Gesù Cristo non è soltanto il fine della nostra preghiera, bensì egli è anche compresente nel nostro stesso pregare. Egli, che ha sopportato ogni miseria, l’ha condotta di fronte a Dio e per amore nostro ha pregato in nome di Dio. Ora sappiamo che non c’è più sofferenza sulla terra in cui Cristo non sia con noi, soffrendo e pregando insieme a noi come l’unico che ci può portare soccorso (Dietrich Bonhoeffer, Imparare a pregare).

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