Essere piccolo per vivere cose grandi – SOLENNITA’ DEL SANTO PADRE NOSTRO SAN FRANCESCO

4 ottobre 2020 – XXVII Domenica del T.O./A

Solennità del Santo Padre nostro San Francesco d’Assisi

 

“Ed io, frate Francesco, il più piccolo dei frati, vostro servo, come posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione”: con queste parole, intrise di amore paterno e di profonda umiltà, Francesco sigilla il suo Testamento. Uno dei Santi più amati, più venerati da credenti e non credenti, non aveva la percezione della sua personale grandezza, della potenza universale della sua vita e del suo messaggio.

Nel descrivere la relazione di Francesco con il Suo Signore, San Bonaventura (Legenda Maior) scrive: “il verace amore di Cristo trasforma l’Amante (Francesco) nell’immagine perfetta dell’Amato (Gesù)”. Il segreto del fascino del Santo di Assisi sta nella capacità di essersi fatto davvero piccolo, trasparente, per lasciare spazio alla bellezza di Cristo, alla contemplazione del creato e del Suo Creatore. Attraverso l’ardore per il Vangelo crebbe nella relazione con il Signore Gesù fino a divenire per grazia l’Alter Christus: “quanto a me”, dice San Paolo nella Seconda Lettura, “non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”.

 

 

Dal libro del Siracide (Sir 50, 1.3-7)

Ecco chi nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni fortificò il santuario. Ai suoi tempi fu scavato il deposito per le acque, un serbatoio ampio come il mare. Premuroso di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città contro un assedio. Come era stupendo quando si aggirava fra il popolo, quando usciva dal santuario dietro il velo. Come un astro mattutino fra le nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come il sole sfolgorante così egli rifulse nel tempio di Dio.

 

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 6,14-18)

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. 

 

 

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

 

Commento al Vangelo

Tutta la liturgia della Parola offerta in questa solennità ci mostra come l’uomo Francesco è riuscito a lasciarsi conformare a Gesù attraverso l’azione dello Spirito Santo. Francesco è riuscito a vivere in pienezza il dono del Battesimo sapendo leggere e attuare i segni del suo tempo.

La piccolezza, di cui il vangelo ci parla oggi, è uno dei tratti decisivi del discepolato di quest’uomo,  è la strada maestra che lui ha percorso ed ha raccomandato a coloro che hanno voluto seguirlo. “Essere frati minori” significa scegliere di fare spazio all’Altro; significa stare nella vita in ascolto di ciò che ci viene incontro; significa accogliere il dono dei fratelli fuggendo ogni forma di indifferenza, consapevoli che l’altro è sempre una voce che ci chiama, ci interpella, qualcuno a cui non possiamo non dedicare attenzione.In una delle sue lettere scrive: “Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli altri, ma piuttosto servi e sottomessi a ogni umana creatura per amore del Signore” (cfr. Lettera ai fedeli)A essere “piccoli”, come indicato nel Vangelo, siamo chiamati tutti in quanto battezzati, e questo invito ci ricorda come stare nella vita, cioè il modo con cui vivere le relazioni, con Dio, con le persone, con il creato. Essere piccolo nella relazione indica che accettiamo di accogliere qualcun’altro e che siamo disposti ad ascoltarlo e a metterci al suo servizio nella verità e nella carità.

Metterci al servizio dell’altro in modo autentico è possibile solo se abbiamo sperimentato la forza dell’amore di Qualcuno che si è messo al nostro servizio. Occorre aver fatto esperienza della Misericordia ed essere raggiunti dallo stupore dell’incontro con il Risorto. La carità e il servizio costituiscono una risposta all’amore ricevuto. Una risposta che si concretizza in scelte che riguardano la vita quotidiana, le sole che testimoniano con il tempo la possibilità di incarnare il Vangelo.

Tutta la vita, gesti e parole, di Francesco è un invito ad elevare preghiere di benedizione al Padre perché ci aiuti attraverso lo Spirito a percorrere la via della piccolezza evangelica, e ci permetta di  riconoscere che tutto proviene da Lui e a Lui va restituito.

 

 

Commento patristico

Nella vita della Chiesa tanti santi hanno ricalcato l’esperienza del frate poverello e tanti, prima di lui, hanno avuto il desiderio di essere piccoli. Lo stesso Sant’Agostino diceva: “Se tu ti innalzi Dio si allontana da te, se ti umili, Dio scende fino a te”. Farsi piccoli significa scegliere di guardare Dio che ti viene incontro, incontrando il tuo sguardo.

Dio non si può conoscere se ci innalziamo su un piedistallo: in questo caso, non può fare altro che scendere per lasciare a noi tutto lo spazio. Per entrare in sintonia con Lui si può solo percorrere la strada della kenosi che è quella percorsa dal Figlio, da Gesù, che si è reso piccolo e si è abbassato fino a diventare schiavo, come ricorda san Paolo nell’Inno ai Filippesi (cfr. Fil 2,5-11).

 

 

Preghiera conclusiva

Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie. Amen

(Rnb XXIII,1)

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