“Non conta quel che vede l’uomo: infatti, l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore” dice la prima lettura di domenica (1Sam 16, 7). Il vero cambiamento di una persona gira intorno alla prospettiva da cui guarda tutto. La prima impressione spesso è anche quella finale, a meno che non si intraprenda un viaggio di crescita.
Nel Vangelo si affronta il tragico caso di un uomo nato cieco. I discepoli di Gesù provano a spiegarsi la cosa cercando un colpevole: “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perchè sia nato cieco?” Un’operazione frequente: sopravvivere alle cose brutte cercando qualcuno con cui prendersela. Forse lui se lo merita o forse è colpa dei genitori. Gesù risponde: “Nè lui ha peccato, nè i suoi genitori, ma è perchè in lui siano manifestate le opere di Dio”. Ossia: c’è uno scopo in tutto questo. I discepoli cercano le cause, Gesù guarda la meta. È un rovesciamento radicale di prospettiva. Non è più il principio causale quello che permette di “vedere”, ma quello finale.
Fabio Rosini