Questi tratti dell’uomo contemporaneo costituiscono senz’altro una sfida alla concezione tradizionale del peccato. L’età «adulta» è quell’occasione di grazia che ci è data per superare una concezione del peccato di sapore infantile e deresponsabilizzante.
Il peccato, più che come rifiuto di Dio in astratto, si configura come rifiuto di assumersi le proprie responsabilità, come irresponsabilità: di fronte a se stessi, di fronte agli altri, di fronte alle cose, di fronte alla storia. Significa sfiducia in sé, messa in discussione delle proprie possibilità, misconoscenza della propria dignità, negazione di progettualità alternative, obbedienza alla legge della necessità, sottomissione alla violenza della circolarità ripetitiva, dipendenza dall’impero del male. In una parola: rifiuto di inventare il proprio destino e di costruire i propri valori.
Carmine Di Sante