(Gerusalemme – Pietra dell’Ascensione)
29 maggio 2022 – ASCENSIONE DEL SIGNORE
La liturgia della domenica dell’Ascensione ci ricorda una celebre frase tratta dal libro Il piccolo principe di Antoine De Saint-Exupery che dice che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. L’Ascensione ci invita a custodire dentro il cuore ciò che è vero, per condurci alla pienezza e alla bellezza delle relazioni interpersonali. Essa è strettamente legata alla capacità di rinascere, per far crescere dentro di noi germogli di vita nuova.
Dagli atti degli apostoli (1,1-11)
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Dalla Lettera agli ebrei (9,24-28; 10,19-23)
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.
Dal Vangelo secondo Luca (24,46-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
“Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno”. Gesù è molto chiaro in questo vangelo ricordando ai discepoli la sua passione, morte e risurrezione. Gesù, però, fa anche una promessa (e sappiamo che lui le mantiene sempre!) e dice: “Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso”. Sarà lo Spirito Santo a far ritrovare nel cuore e nella mente dei discepoli il ricordo di tutto ciò che hanno vissuto insieme a Gesù. In effetti Gesù si separa da loro, ma questo non pregiudica la qualità e l’intensità della loro relazione, lo capiranno nel tempo quando si ricorderanno delle sue parole e delle esperienze vissute insieme. Interiorizzare una relazione ci consente di non perderla più. Accade anche a noi quando ci stacchiamo da qualcuno a cui vogliamo bene, per qualsiasi ragione: dopo un po’ di tempo ci rendiamo conto che la distanza non ha tolto nulla al legame e non ha pregiudicato la relazione. Il distacco fa sempre male e genera fatica (anche i discepoli avranno sofferto), ma questa lacerazione trasforma e permette di andare in profondità e puntare all’essenziale della relazione. Il vangelo di questa domenica è la prova di come l’amore si trasforma, riuscendo a non perdere intensità. Imparare a creare spazio dentro di noi ci aiuterà a sperimentare che l’amore rende eterna ogni relazione.
Commento francescano
‘Rapisca, ti prego, o Signore,
l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
perché io muoia per amore dell’amor tuo,
come tu ti sei degnato di morire
per amore dell’amor mio’
In queste preghiera di San Francesco voglio immaginare la risposta degli apostoli nel momento in cui in Signore veniva portato in cielo; il nostro padre San Francesco con la semplicità del cuore entra in noi lasciandoci disarmati di fronte al forte desiderio di sfiorare la gioia del suo amore per noi.
Orazione finale
Signore, aiutaci a metterti realmente al centro dei nostri pensieri, fa’ che l’amore sia l’unico scopo per cui vivere, strappaci dal vuoto delle cose materiali e proiettaci nel vivo del rapporto con Te; aiutaci a preferire sempre l’amore al peccato, a tenere sempre lo sguardo fisso su di Te e sulla croce, trasforma le nostre ombre in luce, le nostre fragilità in forza affinchè da noi trapeli la luce del Tuo essere. Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen..