Mostra: 1531 - 1545 di 1.848 RISULTATI

IL PAPA AI GIOVANI: DIO CHIAMA CIASCUNO PER NOME – 2 Marzo 2018

   «Io ti ho chiamato per nome» (Is 43,1). Il primo motivo per non temere è proprio il fatto che Dio ci chiama per nome. L’angelo, messaggero di Dio, ha chiamato Maria per nome. Dare nomi è proprio di Dio. Nell’opera della creazione, Egli chiama all’esistenza ogni creatura col suo nome. Dietro il nome c’è un’identità, ciò che è unico in ogni cosa, in ogni persona, quell’intima essenza che solo Dio conosce fino in fondo. Molte culture condividono questa profonda visione biblica riconoscendo nel nome la rivelazione del mistero più profondo di una vita, il significato di un’esistenza.
   Quando chiama per nome una persona, Dio le rivela al tempo stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica. E anche quando il Signore vuole allargare gli orizzonti di una vita, sceglie di dare alla persona chiamata un nuovo nome, come fa con Simone, chiamandolo ‘Pietro’. In quanto personale e unica, la chiamata divina richiede da noi il coraggio di svincolarci dalla pressione omologante dei luoghi comuni, perché la nostra vita sia davvero un dono originale e irrepetibile per Dio, per la Chiesa e per gli altri.
   Cari giovani, l’essere chiamati per nome è dunque un segno della nostra grande dignità agli occhi di Dio, della sua predilezione per noi. E Dio chiama ciascuno di voi per nome. Voi siete il ‘tu’ di Dio, preziosi ai suoi occhi, degni di stima e amati (cfr Is 43,4). Accogliete con gioia questo dialogo che Dio vi propone, questo appello che Egli rivolge a voi chiamandovi per nome.

IL PAPA AI GIOVANI: IL GUSTO DELL’INCONTRO E DELL’AMICIZIA – 1 Marzo 2018

   Nella ricerca della propria vocazione, insieme alla preghiera che ci aiuta ad ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza, è importante anche il confronto e il dialogo con gli altri che hanno più esperienza e ci aiutano a vedere meglio. Il giovane Samuele, quando sente la voce del Signore, non la riconosce subito e per tre volte corre da Eli, l’anziano sacerdote, che alla fine gli suggerisce la risposta giusta da dare alla chiamata del Signore: «Se ti chiamerà, dirai: ‘Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta’» (1 Sam 3,9).
   Nei vostri dubbi, sappiate che potete contare sulla Chiesa. So che ci sono bravi sacerdoti, consacrati e consacrate, fedeli laici, molti dei quali giovani a loro volta, che come fratelli e sorelle maggiori nella fede possono accompagnarvi; animati dallo Spirito Santo sapranno aiutarvi a decifrare i vostri dubbi e a leggere il disegno della vostra vocazione personale. L’’altro’ non è solo la guida spirituale, ma è anche chi ci aiuta ad aprirci a tutte le infinite ricchezze dell’esistenza che Dio ci ha dato. È necessario aprire spazi nelle nostre città e comunità per crescere, per sognare, per guardare orizzonti nuovi! Mai perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. I cristiani autentici non hanno paura di aprirsi agli altri, di condividere i loro spazi vitali trasformandoli in spazi di fraternità. Non lasciate, cari giovani, che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone. Spalancate le porte della vostra vita! I vostri spazi e tempi siano abitati da persone concrete, relazioni profonde, con le quali poter condividere esperienze autentiche e reali nel vostro quotidiano.

 

 

IL PAPA AI GIOVANI: APRIRSI ALL’ALTRO CHE CHIAMA – 28 Febbraio 2018

   «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Questo richiamo di Gesù ai discepoli ci fa comprendere come spesso l’ostacolo alla fede non sia l’incredulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, in questo senso, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio… e anche nella vita! Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi!
   Il discernimento diventa indispensabile quando si tratta della ricerca della propria vocazione. Questa, infatti, il più delle volte non è immediatamente chiara o del tutto evidente, ma la si comprende a poco a poco. Il discernimento da fare, in questo caso, non va inteso come uno sforzo individuale di introspezione, dove lo scopo è quello di conoscere meglio i nostri meccanismi interiori per rafforzarci e raggiungere un certo equilibrio. In questo caso la persona può diventare più forte, ma rimane comunque chiusa nell’orizzonte limitato delle sue possibilità e delle sue vedute. La vocazione invece è una chiamata dall’alto e il discernimento in questo caso consiste soprattutto nell’aprirsi all’Altro che chiama. E’ necessario allora il silenzio della preghiera per ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza. Egli bussa alla porta dei nostri cuori, come ha fatto con Maria, desideroso di stringere amicizia con noi attraverso la preghiera, di parlarci tramite le Sacre Scritture, di offrirci la sua misericordia nel sacramento della Riconciliazione, di farsi uno con noi nella Comunione eucaristica.

IL PAPA AI GIOVANI: NON TEMETE! – 27 Febbraio 2018

   «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Sono le parole rivolte dal messaggero di Dio, l’arcangelo Gabriele, a Maria, semplice ragazza di un piccolo villaggio della Galilea. L’improvvisa apparizione dell’angelo e il suo misterioso saluto: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28), hanno provocato un forte turbamento in Maria, sorpresa da questa prima rivelazione della sua identità e della sua vocazione, a lei ancora sconosciute. Maria, come altri personaggi delle Sacre Scritture, trema davanti al mistero della chiamata di Dio, che in un momento la pone davanti all’immensità del proprio disegno. È il ‘brivido’ che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro stato di vita, sulla nostra vocazione.
   E voi giovani, quali paure avete? Una paura ‘di sottofondo’ che esiste in molti di voi è quella di non essere amati, benvoluti, di non essere accettati per quello che siete. Oggi tanti giovani hanno la sensazione di dover essere diversi da ciò che sono, nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili. Fanno continui ‘fotoritocchi’ delle proprie immagini, nascondendosi dietro a false identità, fin quasi a diventare loro stessi un ‘fake’. C’è in molti l’ossessione di ricevere il maggior numero possibile di ‘mi piace’. E da questo senso di inadeguatezza sorgono paure e incertezze. Altri temono di non riuscire a trovare una sicurezza affettiva e rimanere soli. In molti, davanti alla precarietà del lavoro, subentra la paura di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri sogni. Alcuni, che sono credenti, pensano: forse Dio mi chiede o mi chiederà troppo; forse, percorrendo la strada indicatami da Lui, non sarò veramente felice, o non sarò all’altezza di ciò che mi chiede.
   Nei momenti in cui dubbi e paure affollano il nostro cuore, si rende necessario il discernimento. Esso ci consente di mettere ordine nella confusione dei nostri pensieri e sentimenti, per agire in modo giusto e prudente. In questo processo, il primo passo per superare le paure è quello di identificarle con chiarezza, per non ritrovarsi a perdere tempo ed energie in preda a fantasmi senza volto e senza consistenza. Per questo, vi invito tutti a guardarvi dentro e a ‘dare un nome’ alle vostre paure. Chiedetevi: oggi, nella situazione concreta che sto vivendo, che cosa mi angoscia, che cosa temo di più?  Perché non ho il coraggio di fare le scelte importanti che dovrei fare? Non abbiate timore di guardare con onestà alle vostre paure, riconoscerle per quello che sono e fare i conti con esse. La Bibbia non nega il sentimento umano della paura né i tanti motivi che possono provocarla. Abramo ha avuto paura (cfr Gen 12,10s) e così anche Mosè (cfr Es 2,14; 17,4) e gli Apostoli (cfr Mc 4,38-40; Mt 26,56). Gesù stesso, seppure a un livello incomparabile, ha provato paura e angoscia (cfr Mt 26,37; Lc 22,44).

 

IL PAPA AI GIOVANI: ‘DESIDERO CHE NELLA CHIESA ABBIATE RESPONSABILITÀ IMPORTANTI’ – 26 Febbraio 2018

   Cari giovani,
   la Giornata Mondiale della Gioventù del 2018 rappresenta un passo avanti nel cammino di preparazione di quella internazionale, che avrà luogo a Panama nel gennaio 2019. Questa nuova tappa del nostro pellegrinaggio cade nell’anno in cui è convocata l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. E’ una buona coincidenza. L’attenzione, la preghiera e la riflessione della Chiesa saranno rivolte a voi giovani, nel desiderio di cogliere e, soprattutto, di accogliere il dono prezioso che voi siete per Dio, per la Chiesa e per il mondo.
   Come già sapete, abbiamo scelto di farci accompagnare in questo itinerario dall’esempio e dall’intercessione di Maria, la giovane di Nazareth che Dio ha scelto quale Madre del suo Figlio. Lei cammina con noi verso il Sinodo e verso la GMG di Panama. Se l’anno scorso ci hanno guidato le parole del suo cantico di lode – «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49) – insegnandoci a fare memoria del passato, quest’anno cerchiamo di ascoltare insieme a lei la voce di Dio che infonde coraggio e dona la grazia necessaria per rispondere alla sua chiamata: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Sono le parole rivolte dal messaggero di Dio, l’arcangelo Gabriele, a Maria, semplice ragazza di un piccolo villaggio della Galilea.

«CON COSA LO SI RENDERÀ SALATO?» – 25 Febbraio 2018

«Se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?» (Mc 5,13).
Osserva il sale. Fino a che rimane nella sua scatola, chiuso in un cassetto della cucina, non serve a niente. Il suo scopo è uscire e perdersi per rendere più buone le cose. Si dona e scompare. Chiesa che si scioglie, che accende, che si dona e di questo gioisce.
Se mi chiudo nel mio io, pur adorno di tutte le virtù, e non partecipo all’esistenza degli altri, se non sono sensibile e non mi dischiudo agli altri, posso essere privo di peccati, eppure vivo in una situazione di peccato.
Sale e luce non hanno lo scopo di perpetuare se stessi, ma di effondersi.

 

(Ermes Ronchi)

 

LA PERSEVERANZA – 24 Febbraio 2018

«Dov’è la vostra fede?» (Lc 8,25).
La perseveranza non è clamorosa, non strappa applausi, ma è la virtù solida che fa avanzare la barca della comunità. Quando non ti arrendi, ma continui a remare e a lottare, le mani sul timone, gli occhi a scrutare la riva, e fai tutto ciò che devi fare, allora lo incontri nel cuore della tempesta. E si fa argine alla tua paura.

 

(Ermes Ronchi)

NON RELIGIONE, MA FEDE! – 23 Febbraio 2018

«Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (Mc 4,38).
Io vorrei che il Signore gridasse subito all’uragano: «Taci!», che rimproverasse subito le onde: «Calmatevi!» e che alla mia angoscia ripetesse: «Pace!». Vorrei essere esentato dalla lotta, vorrei un cielo sempre sereno e luci chiare a indicare la rotta della mia barca. Ma io ho tanta luce quanta ne serve per il primo passo; ho tanta forza quanta ne basta per il primo colpo di remo.
Gesù ci insegna che c’è un solo modo per vincere la paura, ed è la fede! Non la religione, ma la fede! «Quando è religione e quando è fede? La religione è quando fai Dio a tua misura; la fede è quando fai te stesso a misura di Dio» (David Maria Turoldo)

(Ermes Ronchi)

 

«PERCHÉ AVETE PAURA?» – 22 Febbraio 2018

È come se tutto il mondo fosse nella tempesta, una situazione in cui il diritto è del più crudele. E Dio sembra dormire!
Mentre noi vorremmo che intervenisse subito, ai primi segni della fatica, al primo morso della paura, appena il dolore ci artiglia.
Ma lui interviene, lui è lì, sorgente della forza dei rematori che non si arrendono, lui è nella presa robusta del timoniere, lui è nel coraggio condiviso, è negli occhi di tutti fissi a oriente a scrutare quanto manca della notte.
E la barca, simbolo di me e della mia vita fragile, della grande comunità e dei suoi problemi, intanto resiste e avanza.
E non per il morire del vento, non perché finiscono i problemi, ma per il miracolo umile dei rematori che non abbandonano i remi, che sostengono ciascuno la speranza dell’altro.
Dio non agisce al posto nostro, non ci toglie dalle tempeste, ma ci sostiene dentro le tempeste. L’espressione è di Dietrich Bonhoeffer: «Dio non salva dalla croce, ma nella croce».

   (Ermes Ronchi)

 

RIENTRARE NEL CUORE – 21 Febbraio 2018

Gesù non chiede innanzitutto rinunce o sacrifici, non chiede di immolarsi sull’altare del dovere o dello sforzo, chiede prima di tutto di rientrare nel cuore, di comprenderlo, di conoscere che cosa desideri di più, cosa ti fa felice, che cosa accade nel tuo intimo.
Quella che gli esegeti chiamano la ‘regola d’oro’ (fa’ agli altri ciò che desideri che gli altri facciano a te: Lc 6,31) nasce così: tu capirai ciò che devi dare agli altri solamente quando avrai capito ciò che desideri per te. Ciò che fa bene a te, questo impara a dare all’altro. La parola che fa bene davvero, il sorriso non finto, la stretta di mano da uomo e non da funzionario distratto.

(Ermes Ronchi)

NEL ‘DESERTO’ – 19 Febbraio 2018

Lo Spirito Santo ci conduce nel ‘deserto’ per plasmarci, per appianare le colline delle nostre resistenze, smussare gli angoli delle nostre ostinazioni, abbattere i muri delle nostre diffidenze. Così rinnovati, dopo aver sperimentato ancora una volta l’infinita misericordia del Padre, possiamo ripartire per servire i fratelli nella carità. In particolare, le parole di Gesù, meditate e interiorizzate, ci indicano la strada che porta ad una adesione a Dio per aiutarlo ad incarnarsi in questo mondo, nelle nostre strade e piazze, specialmente tra i fratelli più provati dalla vita e i più segnati dall’egoismo mondano.

(Papa Francesco)

 

IL FUOCO DELLA PASQUA – 18 Febbraio 2018

Invito soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della Quaresima.
Una occasione propizia sarà anche quest’anno l’iniziativa ‘24 ore per il Signore’, che invita a celebrare il Sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel 2018 si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: «Presso di te è il perdono». In ogni diocesi, almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.
Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal ‘fuoco nuovo’, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito», affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità.

(dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2018)