LECTIO DIVINA – 20 Aprile 2019 – Sabato Santo – VEGLIA PASQUALE / C

 

 

 

Quando nella nostra vita abbiamo vissuto la morte o la malattia terminale di una persona a noi cara (o comunque siamo venute a conoscenza di situazioni di sofferenza molto forti che ci hanno segnato) e siamo riuscite ad affidarle all’Unico che può ascoltare e guarire le ferite inevitabili che tali avvenimenti avranno causato, ecco che possiamo intuire il grande smarrimento che si è avuto in quel sabato santo! Tale smarrimento, che è attesa e certezza insieme sono presenti in modo tutto particolare, nella figura della madre del figlio dell’uomo, che poi è la Mamma di tutte le madri e noi ci rifugiamo in essa per accogliere anche noi tra le nostre braccia questo grande mistero. A noi, poi solo la pazienza del cammino potrà donarci quello che nella veglia Pasquale celebriamo: Dio in Gesù presenta una innovativa “sofferenza vicaria” e cioè una sofferenza vissuta da una persona a vantaggio di altri, dunque il tutto non è soltanto una testimonianza di fedeltà incrollabile fino alla morte (come sono i martiri), ma esprime anche una totale offerta della propria persona in vista della riconciliazione di tutta l’umanità con Dio. Oggi, allora il tutto deve solo ridonarci tanta speranza che le nostre attese non saranno mai deluse perchè Lui in tutti i secoli non ci ha mai lasciato soli e ci ha detto che continuerà a farlo fino alla fine dei secoli: crediamoci e viviamo in conformità a tale Mistero.

 

Commento alle Letture

 

Gn 1,1-2,2; Gn 22,1-18; Esodo 14,15-15,1; Is 54,5-14; Is 55,1-1; Baruc 3.9-15.32-4,4; Ezechiele 36,16-17a.18-28              

 

Ecco che dopo un giorno aliturgico tutto particolare, queste letture (tratte dall’AT come la liturgia prevede) percorrono la storia della salvezza e ci raccontano di un Dio che si offre all’incontro per costruire con noi una storia di amore che dà salvezza. A partire dalla Genesi Dio ci ha ricordato quelle volte che la nostra vita era un caos informe. Non c’era nulla. Eravamo terra arida e Dio pazientemente ha rimesso ordine alla nostra vita e chiamando per nome ogni cosa creata ha dato a ciascuno il suo compito. In Abramo, invece, ci ha ricordato tutte le volte che ci siamo concentrate sul dono che avevamo ricevuto dimenticandoci Colui che ce l’aveva donato. Anche qui Dio è tornato a mettere ordine nel nostro cuore donandoci la Gioia di appartenere solo a Lui! Dio poi, ci ha ricordato tutte quelle situazioni in cui ci siamo trovati schiavi, come Israele in Egitto, schiavi delle nostre paure, schiavi del nostro bisogno di affetto, delle nostre solitudini e ancora una volta Lui è venuto a liberarci, anche quando ci siamo sentiti schiacciati tra il faraone e il mare e ci è sembrato di morire. O ancora, Dio ci ha ricordato tutte le volte che ci sentiamo smarriti, soli, non riconosciuti e tutte le volte in cui ci siamo persi e Lui ci ha raccolti (cfr Gaetano Piccolo SJ). In Ezechiele, invece, è importante notare i versetti 20-22 dove si dice che il bene che il Signore sta per fare al suo popolo non è tanto un gesto destinato a Israele, quanto un gesto per rivelare al mondo la grandezza e la verità di Jhwh indicata dalla santità del Suo nome e l’annunzio dell’”alleanza nuova”, poi presenta l’associazione fra purificazione con l’acqua e dono dello Spirito che ha portato i commentatori cristiani a interpretare questo passo in riferimento al battesimo.(cfr. Ravasi).

Dopo quanto detto, dobbiamo credere a questo immenso Amore donatoci in questa storia di salvezza con la certezza che superando i nostri limiti ed errori tornerà ancora oggi a darci vita!

 

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (6,3-11)

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse ci ricordano reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.  

 

In questo brano paolino ricapitoliamo, in qualche modo, quello che abbiamo proclamato nelle sette letture precendenti dell’antico testamento. Il battesimo non è una semplice purificazione attraverso una immersione (tale è il significato del termine greco “baptisma” battesimo) ma è una partecipazione intima alla vicenda pasquale di Cristo. E l’uomo “vecchio”, cioè il peccatore che viene crocifisso e sepolto con lui come creatura nuova, vivente, trasformata interiormente dall’azione della Pasqua di Cristo. Come nella risurrezione Gesù entra nella vita eterna che non conosce la morte, perché è partecipazione alla gloria, così anche noi otteniamo per grazia una comunione piena con la stessa vita di Dio. Ora al credente la scelta di offrire tutto sè stesso all’azione di Dio per essere liberati con il battesimo dal peccato e non essere più “schiavi” di esso.

 

 

Testo e commento al Vangelo

 

Dal Vangelo secondo Luca (24,1-12)

Il primo giorno della settimana, al mattino presto, le (donne) si recarono al sepolcro portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro:”Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”. Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

 

L’evangelista Luca ci dice che forse ci sono situazioni della nostra vita in cui ci sentiamo bloccati e siamo ripiegati sui nostri sepolcri. Forse è da queste situazioni che possiamo partire per capire il senso della pasqua. Si, perché noi ci sentiamo incapaci di attraversare la nostra situazione di morte, perché sentiamo un macigno che ci pesa addosso; allora ci viene il pensiero che siamo condannati a stare dentro questo sepolcro; ma oggi Signore Tu ci chiedi di lasciare che sia Tu stesso con il Tuo rapporto con noi, che spiazza le nostre difese e convinzioni, a toglierci di dosso questa pietra. E’ una pietra che a volte noi stessi ci siamo messi addosso o forse che la vita ci ha rotolato sopra; ma ricordiamocelo: non sarà mai pasqua se non lasciamo che Tu tolga la pietra che ci pesa addosso!

Commento patristico

Dai “Sermoni di sant’di sant’Agostino vescovo (Serm. 221,1)

Umilmente vegliamo, umilmente preghiamo, con piissima fede, con saldissima speranza, con ferventissima carità, pensando quanto la nostra glorificazione risplenderà come giorno, se la nostra umiliazione cambia la notte in giorno (Serm. 223/I,1).

 

Commento francescano

Oggi si tende a scappare di fronte alla morte e in alcuni casi ci facciamo padroni della vita e pigiando un interruttore la interrrompiamo molto prima che accada naturalmente. Francesco però vive “sora morte” (Cant. 27) nella fede. Non è la fine di tutto, egli ci dice con questo! Nel morire, infatti, si scopre e si vive ciò che è veramente importante rendendolo definitivo nel per sempre del Padre. Con la morte finisce l’importanza che abbiamo per gli uomini e si apre quell’orizzonte nuovo e sconfinato che quel Padre delle Misericordie ha preparato da sempre per noi e qui, infatti, Chiara morente si dice: “va’ sicura” (Cant. 27). L’importante, infatti, è scampare la “morte secunda” (Cant. 31): che è come dire l’impotanza di arrivare vivi… alla morte. Vivi nella fede, speranza carità (cfr BF Ap 2,11).

 

Orazione finale

Santa Maria donna del sabato santo, raccontaci come nel crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio Risorto. Madre dolcissima prepara anche noi all’appuntamento con Lui, destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno. Adornaci di vesti nuziali. Per ingannare il tempo, mettiti accanto a noi e facciamo le prove dei canti.

 

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