L’ESITO DEL NARCISISMO E’ L’ACCIDIA – 2 Novembre 2017

Nella nostra società l’accidia ha preso le forme del conformismo sociale e dell’eversione verbale, della curiosità distratta – che impropriamente è fatta valere come divulgazione – anziché della conoscenza accurata delle cose. Quest’ultima – in qualunque modo la si rivolti – esige fatica. L’accidioso non sa faticare. Soprattutto non si sa dedicare. Nel nostro tempo vi sono uomini che non sanno coltivare a lungo neppure un amore.

L’orizzonte entro il quale mi propongo di rimanere è quello dell’incontro con Dio, avendo come scopo quello di sottolineare l’importanza della custodia del desiderio di Dio.

L’accidia, infatti, è «una tristezza corrosiva del desiderio di Dio».

Il primo approccio sarà, in ogni caso, di tipo terminologico. Il termine acedia, o accidia deriva dal greco e letteralmente vuol dire «senza dolore/cura». Indica, perciò, assenza di sensibilità, partecipazione, coinvolgimento e connota, quindi, indolenza, noncuranza, svogliatezza e, nel senso che acutamente gli darà san Tommaso, anche il disgusto nell’operare e, dunque, la noia che assale chi è demotivato.

Altri autori spirituali vi annettono ulteriori caratteristiche, come la cura eccessiva per la propria salute, rapporto compromesso col cibo (bulimia, o anche anoressia, estrema criticità nei confronti del prossimo, attivismo incontrollato sotto il manto della carità e dello zelo, verbosità, curiosità… (tratto liberamente da “Custodiamo il nostro desiderio” di Marcello Semeraro vescovo di Albano).

Articoli consigliati