TOCCARE PER FARE ESPERIENZA

24 aprile 2022 – II Domenica di Pasqua /C

 

Oggi celebriamo la seconda domenica di Pasqua chiamata anche domenica della Divina Misericordia. Oggi Cristo Risorto ci dona la sua pace, dono di Dio e non dell’uomo. Come ci ricorda San Giovanni Paolo II bisogna “offrire il perdono per ricevere la pace”, “nessun processo di pace potrà essere iniziato se non matura negli uomini un atteggiamento di sincero, reciproco perdono”, “senza il perdono le ferite continuano a sanguinare” (Messaggio del 1° gennaio 1997). Perchè solo chi vive nello Spirito del Risorto può offrire e vivere il perdono che apre cammini di pace e fraternità.

Dagli Atti degli Apostoli (At 5, 12-16)

            Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. 
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

 

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo ( Ap 1, 9-11.12-13.17.19  )


Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. 
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito». 

Dal vangelo secondo Giovanni ( Gv 20, 19-31 ) 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Oggi il Vangelo ci mostra come la comunità cristiana viveva tra le difficoltà e il dubbio nel credere al Cristo Risorto. Oggi la Chiesa proclama con i discepoli l’annunzio pasquale: “Abbiamo visto il Signore”. Ancora oggi vediamo il Signore attraverso i nostri fratelli e sorelle più deboli, inermi, più bisognosi, emarginati, i senza diritti, tutti coloro che subiscono la guerra.

Nelle piaghe di Cristo Risorto possiamo vedere tutta l’umanità ferita. È allora che possiamo farci collaboratori di Cristo, si tratta di essere artigiani della pace, perché costruire la pace è un’arte che richiede serenità, creatività, sensibilità e destrezza. Seminare pace intorno a noi, questo è santità. (Gaudete et exsultate,Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo,  n. 89, Papa Francesco).

Il Vangelo ci esorta a professare la nostra fede come fraternità, come Chiesa, come casa aperta a tutti, luogo di fraternità disinteressata, dove possono coesistere le tensioni, i dubbi, le gioie, le speranze, le amicizie, i dolori, i fallimenti, i desideri, luogo per rinascere e vivere ogni piccola risurrezione nel nostro quotidiano.

Gesù entra ancora oggi nelle nostre chiusure, nei nostri sepolcri, non ha paura di entrare, lui va sempre oltre i nostri conformismi, le nostre mediocrità, vuole solo donarci il suo Spirito, la su pace. Fare entrare Dio nella nostra vita è donarli tutto di noi, è amare alla sua misura, è avere il suo pensiero e i suoi sentimenti, è permetterci di non vivere la solitudine ma la comunione con Lui e con il mondo.

Come Tommaso anche noi “tocchiamo le piaghe di Cristo Risorto “tutte le volte che lasciamo che la speranza, l’amore e la fede entrino nella nostra vita. Bisogna toccare Cristo per guarire il fratello e la sorella, toccare per amare concretamente, toccare per fare esperienza non solo della nostra umanità ferita ma per accogliere la pace di Cristo Risorto, per creare spazi di misericordia e di perdono. Toccare per diventare fratelli e sorelle, toccare per diventare Chiesa della tenerezza e bellezza di Cristo Risorto.

 

Commento francescano

E il Signore mi dette tale fede nelle chiese che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo. (FF 111)

San Francesco nel suo Testamento riporta tutta la sua esperienza spirituale. La sua fede è frutto del suo incontro con Cristo Crocifisso-Risorto, il suo amore e la sua fede verso la Chiesa è stato purificato da tante prove, lotte, desideri, e gioie condivise con i fratelli. Il dono della fede è un “Si “ad essere figlio di Dio per aderire al vangelo. La fede è partecipazione della fede in Cristo nella sua Chiesa. Una figura contemporanea, Mons. Romero ci dona un esempio, scriveva nel suo diario: “Ritorno a Roma con l’emozione di sempre. Roma significa per me ritornare alla culla, al focolare, alla fonte, al cuore, al cervello della nostra Chiesa. Ho chiesto al Signore che mi conservi questa fede e questa adesione alla Roma che Cristo ha scelto per essere la sede del pastore universale, il Papa… Là, sulla tomba di San Pietro, pregai il credo degli Apostoli chiedendo al Signore la fedeltà e la chiarezza per credere e predicare la stessa fede”.

 

Orazione finale

Signore Gesù donaci la forza del tuo Spirito, nasconde tra le tue piaghe i nostri peccati, aumenta la nostra fede, fa che possiamo testimoniare la tua risurrezione, la tua pace, la misericordia del Padre, la salvezza e il perdono verso ogni uomo e donna. Per Cristo nostro Signore. Amen

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