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LA RESPONSABILITA’ DELLA COMUNITA’ – 3 Maggio 2019

            Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».

(Gv 20,24-25)

             La comunità di ogni tempo è interpellata. Siamo richiamati alla nostra responsabilità. Il Risorto ci pone una questione drammatica: dovremo chiederci quanta responsabilità abbiamo nella nostra capacità di permettere all’uomo contemporaneo di vivere l’esperienza di Cristo attraverso di noi. Quanta responsabilità abbiamo nell’incredulità dell’uomo di oggi?
            I racconti di Pasqua diventano così un invito a guardarci anche come comunità, per verificare in quali condizioni sono le porte del nostro cenacolo.

(Gaetano Piccolo)

 

 

 

 

 

L’AUDACIA DELLO SPIRITO – 2 Maggio 2019

            «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

(Gv 20,21-23)

 

            Nell’esperienza di fede c’è una comunicazione intima tra il Signore e i discepoli: Gesù soffia su di loro per comunicare la sua vita. Il suo Spirito entra in noi e ci rende audaci. Non saranno certo i nostri meriti che ci renderanno capaci di annunciare il Vangelo, ma la sua presenza in noi.
            Anche in questo caso c’è un segno che ci permette di riconoscere il Signore: lo Spirito di Gesù è uno spirito di perdono. Non si può annunciare il Vangelo nel nome di Gesù quando non si è capaci di perdonare.

(Gaetano Piccolo)

DIO NON SI RASSEGNA – 1 Maggio 2019

            Mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

(Gv 20,20-21)

            Il Cenacolo ha le porte chiuse, ma Gesù non si rassegna. Il Risorto entra nella nostra vita nonostante le nostre chiusure. In quel luogo di paura e di delusione che somiglia molto al nostro cuore, Gesù porta prima di tutto la pace. È il segno della sua presenza. Gesù si fa riconoscere, mostra ai discepoli i segni della sua passione. C’è una continuità in quella storia. Quella sofferenza non è stata inutile. È proprio questo riconoscimento che genera la gioia nel cuore dei discepoli. La gioia nasce quando riconosciamo le tracce della presenza di Dio anche nelle vicende faticose della vita.
            Possiamo essere certi che questa gioia è il segno della presenza di Dio quando non ci lascia immobili, quando non restiamo fermi, quando non si spegne velocemente come l’esuberanza di una bibita gasata. I discepoli sono invitati a uscire e ad annunciare.

(Gaetano Piccolo)

COME UN SEPOLCRO – 30 Aprile 2019

            Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù.

 (Gv 20,19)

            I discepoli sono delusi e rassegnati. La paura li ha bloccati, non riescono più a uscire dal loro dolore. Il sepolcro di Gesù è ormai aperto, ma loro non possono vederlo, perché il Cenacolo è chiuso. Il Cenacolo, il luogo della consegna di Gesù ai suoi amici, è diventato paradossalmente il negativo del sepolcro: questo è ormai aperto, mentre il cenacolo è chiuso. È come se, nonostante Gesù continuasse a rotolare le nostre pietre sepolcrali, noi continuassimo a cercare una tomba in cui restare chiusi dentro. E alcuni continuano a vivere così, trasformando la loro esistenza in un mausoleo in cui ritirarsi a piangere.

(Gaetano Piccolo)

CHIUSI DENTRO – 29 Aprile 2019

       La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte… venne Gesù.

(Gv 20,19)

            I fallimenti della vita, le delusioni, il rancore piano piano chiudono le porte del nostro cuore. Congeliamo i nostri sentimenti per non soffrire più. Avremmo preferito che le cose fossero andate diversamente. Persino Dio non risponde sempre alle nostre aspettative. E allora rinunciamo a vivere. Ci chiudiamo dentro come in un sepolcro. Ci mettiamo una pietra sopra e non vogliamo più saperne. Ma il Signore non si rassegna davanti ai nostri sepolcri e continua a spingere affinché quella pietra sia rimossa.

 (Gaetano Piccolo)

IL CREDENTE SI FERMA POCO AL CIMITERO – 28 Aprile 2019

             Ritorniamo a Galilea. Le donne, ricordando Gesù, lasciano il sepolcro. Pasqua ci insegna che il credente si ferma poco al cimitero, perché è chiamato a camminare incontro al Vivente. Chiediamoci: nella mia vita, verso dove cammino? A volte ci dirigiamo sempre e solo verso i nostri problemi, che non mancano mai, e andiamo dal Signore solo perché ci aiuti. Ma allora sono i nostri bisogni, non Gesù, a orientarci. Ed è sempre un cercare il Vivente tra i morti. Quante volte, poi, dopo aver incontrato il Signore, ritorniamo tra i morti, aggirandoci dentro di noi a rivangare rimpianti, rimorsi, ferite e insoddisfazioni, senza lasciare che il Risorto ci trasformi. Diamo al Vivente il posto centrale nella vita! Chiediamo la grazia di non farci trasportare dalla corrente, dal mare dei problemi; di non infrangerci sulle pietre del peccato e sugli scogli della sfiducia e della paura. Cerchiamo Lui, lasciamoci cercare da Lui, cerchiamo Lui in tutto e prima di tutto. E con Lui risorgeremo.

            (Papa Francesco, Omelia della Veglia pasquale 2019)

SPECIALISTA NEL TRASFORMARE LE MORTI IN VITA – 26 Aprile 2019

            Dio ci chiede di guardare la vita come la guarda Lui, che vede sempre in ciascuno di noi un nucleo insopprimibile di bellezza. Nel peccato, vede figli da rialzare; nella morte, fratelli da risuscitare; nella desolazione, cuori da consolare. Non temere, dunque: il Signore ama questa tua vita, anche quando hai paura di guardarla e prenderla in mano. A Pasqua ti mostra quanto la ama: al punto da attraversarla tutta, da provare l’angoscia, l’abbandono, la morte e gli inferi per uscirne vittorioso e dirti: “Non sei solo, confida in me!”. Gesù è specialista nel trasformare le nostre morti in vita, i nostri lamenti in danza (cfr. Sal 30,12): con Lui possiamo compiere anche noi la Pasqua, cioè il passaggio: passaggio dalla chiusura alla comunione, dalla desolazione alla consolazione, dalla paura alla fiducia. Non rimaniamo a guardare per terra impauriti, guardiamo a Gesù risorto: il suo sguardo ci infonde speranza, perché ci dice che siamo sempre amati e che nonostante tutto quello che possiamo combinare il suo amore non cambia. Questa è la certezza non negoziabile della vita: il suo amore non cambia. Chiediamoci: nella vita dove guardo? Contemplo ambienti sepolcrali o cerco il Vivente?

(Papa Francesco, Omelia della Veglia pasquale 2019)

CHIAMATI AD ALZARCI – 25 Aprile 2019

            Le donne che vanno al sepolcro di Gesù, di fronte alla pietra rimossa, restano allibite; vedendo gli angeli rimangono, dice il Vangelo, «impaurite» e col «volto chinato a terra» (Lc 24,5). Non hanno il coraggio di alzare lo sguardo. E quante volte capita anche a noi: preferiamo rimanere accovacciati nei nostri limiti, rintanarci nelle nostre paure. È strano: ma perché lo facciamo? Spesso perché nella chiusura e nella tristezza siamo noi i protagonisti, perché è più facile rimanere soli nelle stanze buie del cuore che aprirci al Signore. Eppure solo Lui rialza. Una poetessa ha scritto: «Non conosciamo mai la nostra altezza, finché non siamo chiamati ad alzarci» (E. Dickinson, We never know how high we are). Il Signore ci chiama ad alzarci, a risorgere sulla sua Parola, a guardare in alto e credere che siamo fatti per il Cielo, non per la terra; per le altezze della vita, non per le bassezze della morte: perché cercate tra i morti colui che è vivo? 

(Papa Francesco, Omelia della Veglia pasquale 2019)

           

LA PIETRA DEL PECCATO – 24 Aprile 2019

            C’è una pietra che spesso sigilla il cuore: la pietra del peccato. Il peccato seduce, promette cose facili e pronte, benessere e successo, ma poi lascia dentro solitudine e morte. Il peccato è cercare la vita tra i morti, il senso della vita nelle cose che passano. Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Perché non ti decidi a lasciare quel peccato che, come pietra all’imboccatura del cuore, impedisce alla luce divina di entrare? Perché ai luccicanti bagliori del denaro, della carriera, dell’orgoglio e del piacere non anteponi Gesù, la luce vera (cfr. Gv 1,9)? Perché non dici alle vanità mondane che non è per loro che vivi, ma per il Signore della vita?

(Papa Francesco, Omelia della Veglia pasquale 2019)

QUAL È LA MIA PIETRA DA RIMUOVERE? – 23 Aprile 2019

            Noi come Chiesa siamo fondati su Gesù risorto e, anche quando ci perdiamo d’animo, quando siamo tentati di giudicare tutto sulla base dei nostri insuccessi, Egli viene a fare nuove le cose, a ribaltare le nostre delusioni. Ciascuno è chiamato a ritrovare nel Vivente colui che rimuove dal cuore le pietre più pesanti. Chiediamoci anzitutto: qual è la mia pietra da rimuovere, come si chiama questa pietra?
            Spesso a ostruire la speranza è la pietra della sfiducia. Quando si fa spazio l’idea che tutto va male e che al peggio non c’è mai fine, rassegnàti arriviamo a credere che la morte sia più forte della vita e diventiamo cinici e beffardi, portatori di malsano scoraggiamento. Pietra su pietra costruiamo dentro di noi un monumento all’insoddisfazione, il sepolcro della speranza. Lamentandoci della vita, rendiamo la vita dipendente dalle lamentele e spiritualmente malata. Si insinua così una specie di psicologia del sepolcro: ogni cosa finisce lì, senza speranza di uscirne viva. Ecco però la domanda sferzante di Pasqua: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Il Signore non abita nella rassegnazione. È risorto, non è lì; non cercarlo dove non lo troverai mai: non è Dio dei morti, ma dei viventi (cfr. Mt 22,32). Non seppellire la speranza!

(Papa Francesco, Omelia della Veglia pasquale 2019)

IL NOSTRO CAMMINO NON È VANO – 22 Aprile 2019

            Le donne portano gli aromi alla tomba, ma temono che il tragitto sia inutile, perché una grossa pietra sbarra l’ingresso del sepolcro. Il cammino di quelle donne è anche il nostro cammino; assomiglia al cammino della salvezza. In esso sembra che tutto vada a infrangersi contro una pietra: la bellezza della creazione contro il dramma del peccato; la liberazione dalla schiavitù contro l’infedeltà all’Alleanza; le promesse dei profeti contro la triste indifferenza del popolo. Così pure nella storia della Chiesa e nella storia di ciascuno di noi: sembra che i passi compiuti non giungano mai alla meta. Può così insinuarsi l’idea che la frustrazione della speranza sia la legge oscura della vita. Oggi, però, scopriamo che il nostro cammino non è vano, che non sbatte davanti a una pietra tombale. Una frase scuote le donne e cambia la storia: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5); perché pensate che sia tutto inutile, che nessuno possa rimuovere le vostre pietre? Perché cedete alla rassegnazione o al fallimento? Pasqua è la festa della rimozione delle pietre. Dio rimuove le pietre più dure, contro cui vanno a schiantarsi speranze e aspettative: la morte, il peccato, la paura, la mondanità. La storia umana non finisce davanti a una pietra sepolcrale, perché scopre oggi la «pietra viva» (cfr. 1Pt 2,4): Gesù risorto.

(Papa Francesco, Omelia della Veglia pasquale 2019)

PREGHIERA – 21 Aprile 2019

            Signore,
            con la tua Risurrezione asciughi tutte le nostre lacrime.
            Esse continuano a scorrere nel fiume della storia
            sul volto delle donne e degli uomini di ogni tempo.            
            Rafforza la nostra fede, la nostra speranza, la nostra carità
            perché ti troveremo, il Risorto,
            ogni volta che asciugheremo le lacrime dei nostri fratelli. 
            Rendici capaci di asciugare le lacrime
           sui volti di tanti che vediamo soffrire attorno a noi.
            In attesa di partecipare pienamente
            al tuo regno di risurrezione e vita
            possiamo impegnarci sulla via del bene
            e rendere più bello il volto della Chiesa.
            Amen.

            (anonimo)