LECTIO DIVINA – 10 Febbraio 2019 – V Domenica T.O. / C

 

 

      Is 6,1-2a.3-8; Sal 137/138, 1-5.8; 1Cor 15, 3-8.11; Lc5, 1-11

 

 

La liturgia di questa quinta domenica del tempo ordinario ci propone come tema centrale il binomio: vocazione-missione. Nella prima lettura il profeta Isaia vede la gloria di Dio prima ancora di essere inviato a una missione. Nella seconda lettura San Paolo riconosce di essere chiamato da Dio ma solo per grazia; il Vangelo ci presenta Pietro che percorre un cammino d’incertezze e dubbi ma allo stesso tempo di grande fiducia verso il Signore Gesù. La presenza e il perdono di Gesù nella nostra vita ci fa cogliere la bellezza e la fecondità della nostra vocazione cristiana. La chiamata di Dio ci invita ad annunciare a tutti gli uomini la sua santità e la sua gloria.

 

 

Testo e commento alle Letture

 

Dal libro del profeta Isaia (Is 6, 1-2. 3-8)

 

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?» E io risposi: «Eccomi, manda me!». 

 

La prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia ci descrive la sua vocazione. Isaia vede la gloria del Signore nel tempio di Gerusalemme e rimane meravigliato davanti alla grandezza di Dio, consapevole della sua “indegnità”, della sua condizione d’impurità, “un uomo dalle labbra impure io sono”. Come Isaia anche noi davanti alla gloria di Dio facciamo esperienza del nostro peccato, ma questo non ci opprime anzi ci rende consapevoli di essere uomini e donne amati, desiderati e perdonati da Dio e allo stesso tempo la nostra condizione di peccatori ci fa diventare più umili e compassionevoli, capaci di donare misericordia e perdono agli altri come Dio ha fatto con noi. Isaia ha bisogno di essere purificato perché possa assumere la missione da Dio. “Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: “Eccomi, manda me”. Il nostro cuore deve affrontare delle purificazioni per riscoprire il primato di Dio ma questo non oscura la gioia di appartenere a lui, attraverso la testimonianza della nostra vita possiamo proclamare che solo lui è l’unico Bene, solo lui è Santo.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. 1 Cor 15, 1-11 

 

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

 

Nella seconda lettura Paolo si rivolge alla comunità dei Corinzi esponendo la realtà del vangelo, lui sottolinea di aver ricevuto dalla trazione apostolica il vangelo stesso e di averlo custodito con fedeltà. Ricorda pure a loro il valore primordiale e salvifico della morte di Gesù Cristo. Paolo riconosce la sua piccolezza, sa che la grazia di Dio ha agito in lui, si considera un uomo povero che ha come unica fortezza e ricchezza Cristo. Il fatto che lui sia apostolo è solo grazia. Tutte le volte che facciamo agire Dio in noi la sua grazia ci avvolge e risplendiamo della sua luce. La nostra intelligenza, progetti, diverse capacità, virtù, non ci salveranno ma solo la fede in Cristo e l’umiltà di riconoscere che solo lui compie prodigi nella nostra storia, nella nostre comunità, nelle nostre famiglie.

 

 

Testo e commento al Vangelo

 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5, 1-11)

 

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Il Vangelo di oggi si apre con l’insegnamento di Gesù sulla riva del lago di Gennèsaret, vicino al lago Gesù compirà un grande miracolo. Si dice che attorno a Gesù c’era una grande folla che voleva ascoltare la parola di Dio, con questa affermazione l’evangelista Luca vuole mostrare quanto la parola di Gesù era desiderata e attesa da tutte le genti. Il vangelo ci presenta Gesù che chiama i suoi primi discepoli, essi lasciano tutto e lo seguono. Gesù invita Simone a prendere il largo e a gettare le reti per la pesca, Simone risponde: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Pietro decide di fidarsi e scommette su quella parola del maestro, è questa la forza di Pietro, è questo il suo primo atto di fede in Gesù, la fiducia nella parola di Gesù gli permette di vedere in profondità, adesso vede con gli occhi di Dio.

 

Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Ecco che i discepoli sono introdotti nel mistero di Dio. Come Pietro lo sconforto e la mancanza di fiducia ci assalgono in alcuni momenti della nostra vita ma l’ascolto, l’obbedienza alla parola di Gesù ci riporta la pace e ci dona la libertà interiore per rispondere alla sua chiamata con prontezza. Pietro di fronte alla rivelazione di Gesù nella pesca miracolosa dice: Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore; è qui che Pietro incomincia a rendersi conto di essere peccatore e lo capisce davanti alla generosità di Gesù, davanti alla sua grandezza. Attraverso la scoperta della nostra povertà, dei nostri limiti, dei nostri peccati possiamo fare esperienza del perdono di Dio su di noi e vivere in ogni momento in costante rapporto d’amore con lui. Come a Pietro, Gesù dice a noi oggi: Non temere, abbi coraggio di osare nel credere, rischia coll’amore verso ogni tuo fratello.

 

Nella cultura ebraica il mare era simbolo del caos, della morte, di pericolo, era considerato il luogo dove abitano le forze contrapposte a Dio. Ecco la missione di Pietro sarà proprio quella di prendere uomini vivi (lett. in greco) d’ora in poi sarai pescatore di uomini, cioè salvare gli uomini, raccogliere ogni uomo per donargli la vera vita, la vita in Cristo. Siamo chiamati anche noi ad essere portatori del vangelo, a ridonare Cristo a tutti.

 

 

Commento patristico

 

Chi potrà ancora essere turbato dal ricordo dei suoi peccati che getta nella mente il dubbio: “Dio mi perdonerà queste cose che mi angosciano e il cui ricordo mi tormenta? Cose nelle quali, anche se mi fanno orrore, mi lascio andare di nuovo? E che quando sono state commesse mi causano una sofferenza più forte del morso di uno scorpione? Le ho in abominio, eppure mi ci trovo lo stesso sempre in mezzo, e quando me ne sono dolorosamente pentito nondimeno ci ritorno, disgraziato che non so altro!”. Ecco quello che pensano molte persone timorate di Dio, che aspirano alla virtù e sono pentite del loro peccato, quando la loro debolezza le obbliga a fare i conti con le cadute che essa provoca: vivono tutto il tempo bloccate tra il peccato e il pentimento. Ma tu non dubitare della tua salvezza…La sua misericordia è ben più vasta di quanto tu la possa concepire… Egli attende senza sosta il più piccolo segno di pentimento di colui che si è lasciato sottrarre una parte di giustizia, nelle sue lotte con le passioni e con il peccato.    

      

(Seconda collezione 40, 15-17, Isacco il Siro, Vescovo, mistico e teologo dell’oriente cristiano)

 

 

Commento Francescano

 

Ascoltate, figli del Signore e fratelli miei, e prestate orecchio alle mie parole. Inclinate l’orecchio del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. Osservate con tutto il cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli. Lodatelo perché è buono ed esaltatelo nelle opere vostre, poiché per questo vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno Onnipotente eccetto Lui. Perseverate nella disciplina e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. Il Signore Iddio si offre a noi come a figli (LOrd, FF 216). 

 

 

Orazione finale

 

Signore Gesù accresce in noi la fede. Fortifica la nostra libertà e volontà perché possiamo rispondere alla tua chiamata, permettici di incontrare il tuo perdono affinché amiamo e doniamo te a tutti i nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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